Pompeii Theatrum Mundi omaggia Dante: in scena “Il Purgatorio. La notte lava la mente”
POMPEI. In prima assoluta il 1° luglio 2021 alle ore 21 (e in replica il 2 e 3 luglio 2021) il Teatro Grande di Pompei ospita “Il Purgatorio. La notte lava la mente”, spettacolo ideato e prodotto per il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, incluso nella quarta edizione di Pompeii Theatrum Mundi.
A distanza di trent’anni dalla sua teatralizzazione del poema dantesco, Federico Tiezzi (nella foto di copertina) è chiamato ad allestire tre nuovi spettacoli basati sulle drammaturgie allora fornite da Edoardo Sanguineti, Mario Luzi e Giovanni Giudici.
Il progetto triennale avrà la sua prima tappa in questo 2021 con “Il Purgatorio. La notte lava la mente”, il testo che elaborò per Tiezzi e la sua compagnia Mario Luzi, uno dei più grandi poeti della seconda metà del Novecento.
Tiezzi ha scelto di iniziare dal Purgatorio perché è la cantica dell’amicizia e dell’arte: i personaggi sono soprattutto musicisti, pittori e poeti, l’arte è ciò di cui si discorre, l’arte è forse la strada della salvezza.
La cantica dibatte problemi di poesia e di fede, di legami di fraternità e di attività artistiche. Tutto prepara al grande incontro con Beatrice nel Paradiso Terrestre, dove la fanciulla amata da Dante, maternamente lo rimprovererà per aver perduto la “diritta via” della conoscenza.
Il Purgatorio è anche la cantica della speranza: quella speranza di cui il momento storico presente ha bisogno più di ogni altra cosa, quella speranza che è volontà di un mondo diverso e anelito e movimento verso una migliore coscienza della realtà. Quella speranza che è trasformazione e aspirazione al bene.
Nel Purgatorio, come scrive Luzi, «esiste il tempo», nel Purgatorio splende lo stesso sole che illumina la terra abitata: e le notti succedono ai giorni, i tramonti alle albe, mentre le anime parlano della vita passata con la nostalgia e la dolcezza di personaggi beckettiani. Sembra di essere ancora nello spazio storico dell’uomo, sulla Terra, ma toccato dalla grazia divina che dà alla vita, nella sofferenza quotidiana, dolcezza e appunto speranza.
In questo luogo dove il tempo esiste (mentre nelle altre due cantiche c’è solo l’eternità della sofferenza o della beatitudine) il poeta, affaticato, può ben pensare di addormentarsi e di sognare. Ed è la presenza dei sogni a fare una delle peculiarità di questa cantica, che si distende nella regia di Tiezzi come una grande seduta psicanalitica.
Le altre due cantiche, che hanno rispettivamente la drammaturgia di Edoardo Sanguineti (“Commedia dell’Inferno. Un travestimento dantesco”) e di Giovanni Giudici (“Il Paradiso. Perché mi vinse il lume d’esta stella”), impegneranno il regista e la sua compagnia nel 2022 e nel 2023.
Scrive Tiezzi: «La visione del mondo e dell’uomo che ci si offre dalle pagine della Commedia, opera che contribuisce alla nascita della cultura europea, nel punto di snodo tra l’evo antico e quello moderno, è tra le più vaste e profonde della letteratura di ogni tempo, nella sua consapevole capacità di abbracciare con l’umano tutta la realtà. Le radici della nostra cultura – filosofia, etica, estetica, politica, teatro – affondano nel poema».
«La poesia di Dante – aggiunge – coglie e tramanda lo spirito profondo di quella cultura nella quale l’Europa ancora attinge le ragioni interiori del suo stesso esistere. Con questo lavoro vorrei mostrare come Dante non sia solo il teologo, il moralista, il politico che negli anni di scuola ci è stato mostrato: ma anche l’appassionato ricercatore di quella che lui stesso chiama l’umana felicità, cioè la piena realizzazione dell’uomo».