La storia di Vicolo Pretura a Pompei: ecco perché in principio era chiamato “Vico d”o Parrucchiano”

POMPEI. Questa è la storia del vicoletto che si trova di fianco alla caserma dei Carabinieri e che collega via Lepanto con via Parroco Federico. E bisogna partire proprio dal nome, perché se oggi sono in pochi a sapere che si chiama  Vicolo Pretura, probabilmente sono in pochissimi, anche tra i residenti più anziani di Pompei, a sapere che quella sottile striscia di asfalto era chiamata “vico d”o Parrucchiano”.

In principio, il vicoletto detto “d”o Parrucchiano” era uno stradello rurale che costeggiava il vecchio Palazzo Federico (oggi De Marco). Era considerato parte integrante del fabbricato ed era chiamato così perché era di proprietà della famiglia Federico ed in particolare del parroco Gennaro Federico (valpompeiano doc, amico “cacciatore” dell’avvocato Bartolo Longo: insieme andavano a “caccia di anime”) e di suo fratello Romualdo, anch’egli sacerdote.

C’era, poi, un terzo fratello di nome Antonio, che fu padre di Romualdo Federico (Commissario e Sindaco di Pompei nel 1943, poi 1944-46 e infine nel 1955-56) e nonno dell’architetto Federico Libero Italico Federico.

La famiglia era abbastanza grande ed era proprietaria di una grande area di terreno che si estendeva dal primo tratto di via Lepanto fino al vicoletto in questione. In seguito agli espropri del Comune nacquero due strade, una intitolata al vescovo Anastasio Rossi e l’altra, nel 1956, intitolata per riconoscenza proprio al parroco Federico.

Negli anni che seguirono la stradina assunse il nome di vicolo “Naddeo” perché all’angolo iniziale e per una lunga parte di essa vi era il capannone dell’officina “Naddeo”. All’epoca era un’azienda all’avanguardia che, oltre ad eseguire lavori meccanici, era anche una sorta di piccola fonderia che produceva su commissione pezzi particolari.

Con la chiusura dell’officina, che si trasferì nella vicina Scafati, il vicoletto cambiò per l’ennesima volta nome. Infatti fu denominato “Vicolo Pretura” perché nel palazzo Federico (struttura elegante e risalente sicuramente al periodo compreso tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900), al piano terra, proprio all’angolo sulla stradina vi era la Pretura.

Negli anni ‘60 il palazzo Federico fu demolito e lasciò il posto all’attuale palazzo “De Marco” (dal cognome del dottor De Marco, genero del dottore Carotenuto, che realizzò il nuovo edificio composto da cinque piani). Di conseguenza, anche la Pretura scomparve, ma il vicoletto conservò il nome e la sua grandezza iniziale.

Negli anni 2000 l’amministrazione comunale pensò di cambiare il nome della stradina, intitolandola al padre redentorista Giuseppe Maria Leone (collaboratore del Beato Bartolo Longo nella creazione delle opere di carità a Valle di Pompei) ma, non si sa perché, la cosa si arenò e la toponomastica rimase invariata.

Negli anni che seguirono, Ciro Napolitano (chiamato da tutti “don Ciro”), buonanima e storico commerciante, titolare di un grande e noto negozio di cartolibreria (ubicato dove c’era prima l’officina “Naddeo”), alle autorità comunali mariane faceva ripetutamente notare che il vicoletto veniva puntualmente trascurato o ignorato sia nella pulizia che nell’illuminazione.

Tra l’altro, sottolineava che lui non era assolutamente contrario al cambiamento della toponomastica del vicolo, perché il nome “Pretura”, a parere suo e di diversi commercianti, era una identità fuorviante in quanto, lì, la Pretura non c’era più.

Peraltro, quando qualcuno chiedeva indicazioni sull’ubicazione dei negozi nei pressi del vicoletto in questione, spessissimo veniva indirizzato dove allora esisteva la nuova sede della Pretura, e cioè sempre a via Lepanto ma molte decine di metri più avanti, nei pressi del campo sportivo “Bellucci”, arrecando danno e sofferenza alle attività commerciali stesse.

Chissà se un giorno l’amministrazione comunale vorrà realmente intitolare il vicolo al Padre Leone, in modo da completare la procedura iniziata diversi anni fa. Fatto sta che questo vicolo rimane oggi un importante collegamento tra due strade principali di Pompei, via Lepanto e via Parroco Federico, è ingresso ad alcuni negozi ed alcune abitazioni, nonché accesso al pubblico della locale stazione dei Carabinieri.

All’inizio di vicolo Pretura (o “vicolo d’’o Parrucchiano” che dir si voglia) oggi vi è un segnale di divieto d’accesso per autoveicoli, chiara indicazione della sola percorribilità pedonale, ad eccezione delle auto di chi vi risiede e di chi deve fare carico e scarico merci per le presenti attività commerciali.

 

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Luigi Ametrano

Luigi Ametrano

Imprenditore alberghiero con la passione per la scrittura e la storia recente di Pompei

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