Anche negli scavi di Pompei lavori di pubblica utilità per imputati: c’è la convenzione con il Tribunale
TORRE ANNUNZIATA. Potranno essere svolti anche presso il Parco archeologico di Pompei dei lavori di pubblica utilità da parte di imputati in processi penali (per reati di limitata gravità) con l’obiettivo, in caso di condotta positiva, di estinguere il reato.
È il contenuto della convenzione sottoscritta lo scorso 24 marzo 2021 presso il Tribunale di Torre Annunziata, dal presidente dell’ente giurisdizionale Ernesto Aghina, da Massimo Osanna, all’epoca direttore generale pro tempore del Parco archeologico di Pompei, da Patrizia Calabrese, direttrice dell’Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna (Uepe) della Campania, e attivata grazie all’opera della funzionaria del Tribunale, Patrizia Tucci, per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità presso l’area del Parco archeologico.
Viene in rilievo l’istituto della “messa alla prova”, previsto dall’articolo 168 bis del codice penale che prevede, per reati di limitata gravità, che l’imputato possa formulare la richiesta di svolgere una prestazione (non retribuita) di pubblica utilità, con sospensione del procedimento penale e, laddove l’esito sia positivo, l’estinzione del reato.
Con la convenzione viene conferita la possibilità, per venti imputati che chiederanno di essere ammessi alla “messa alla prova”, di svolgere un’attività (gratuita) con vari tipi di mansioni presso il Parco archeologico di Pompei, comprensivo oltre che l’area degli scavi, anche dei siti di Oplontis, di Stabiae, di Boscoreale e della Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia.
Si tratta, fino a questo momento, della prima convenzione di questo tipo stipulata in Italia da un Parco archeologico e consentirà l’acquisizione di prestazioni lavorative funzionali ad una utilità pubblica, alternative alle tradizionali sanzioni penali, in un contesto di peculiare valenza culturale.
L’auspicio di tutti gli organismi istituzionali firmatari della convenzione è che questo tipo di iniziativa si dimostri idoneo a porre l’accento sulla finalità rieducativa della pena, così come previsto dalla Costituzione Italiana.