La Corte dei Conti promuove il Grande Progetto Pompei. Ma resta molto da fare per la Buffer zone
ROMA. Nonostante le difficoltà iniziali e il ritardo, dovuti sia alla complessità generale dell’attività di tutela dei beni archeologici e sia al carattere nuovo e impegnativo dell’attività, il Grande Progetto Pompei presenta ad oggi un bilancio positivo.
L’ingente finanziamento è stato impiegato proficuamente in una vasta opera conoscitiva dello stato dei resti archeologici e negli interventi di messa in sicurezza delle domus e degli edifici, nel loro recupero, nella manutenzione straordinaria degli edifici situati nella parte emersa dagli scavi dell’antica città di Pompei, nonché nei restauri di una vasta superficie di apparati decorativi.
Infine è stato reso maggiormente fruibile il sito per il pubblico, con la realizzazione di percorsi idonei a superare le barriere architettoniche. Ma non altrettanto positivi sono i risultati a proposito del recupero delle aree archeologiche circostanti.
È quanto emerge dalla relazione conclusiva dell’indagine su “Il Grande Progetto Pompei”, approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti, con la delibera n. 8/2021/G.
Attraverso questo progetto, di importo pari a 105 milioni di euro, due terzi dei quali finanziati dall’Unione europea, sono state realizzate 76 opere di messa in sicurezza degli edifici componenti la parte dissepolta della città di Pompei, con una spesa complessiva di 96,48 milioni di euro.
Adesso, raccomanda la Corte, occorrerà assicurare un regime ordinario di manutenzione del sito, per evitare il ripetersi del degrado e dei crolli, anche attraverso il rafforzamento delle dotazioni professionali del Parco Archeologico, adeguate per numero e competenze.
A fronte del buon esito delle attività riconducibili al Grande Progetto Pompei, la Sezione ha, invece, rilevato risultati non altrettanto positivi circa gli ulteriori obiettivi indicati dalla norma di riferimento (il d.l. n. 91/2013) che, recependo le raccomandazioni formulate dall’Unesco fin dal 2011, aveva previsto il recupero ambientale e la valorizzazione della cosiddetta buffer zone, costituita dalle aree archeologiche comprendenti e circostanti Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, con l’istituzione di un’apposita Unità Grande Pompei.
Nonostante l’Unità abbia provveduto a redigere nel 2018 il Piano di gestione del sito Unesco aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, ad oggi ancora non risulta essere intervenuto il contratto istituzionale di sviluppo, strumento indicato dalla legge finanziaria del 2018 per la realizzazione del Piano medesimo.
La Sezione del controllo, pertanto, rilevate le criticità nell’impiego delle risorse utili al conseguimento di tale obiettivo, ha raccomandato al Ministero della Cultura di promuovere la rapida definizione del contratto di sviluppo, il conseguente approntamento dei progetti da finanziare e la loro tempestiva realizzazione.