L’importanza di ossa, cibo, oggetti e materiali ritrovati nel Termopolio della Regio V di Pompei

POMPEI. Il prosieguo dello scavo del termopolio della Regio V (oggi aperto al pubblico) ha permesso agli archeologi di riportare completamente alla luce tra il 2019 e il 2020 l’intera attività commerciale con altre ricche decorazioni pittoriche, rinvenimenti di reperti archeobotanici e di ossa appartenenti a vittime dell’eruzione del 79 d.C.

Dal primo scavo parziale erano emerse le decorazioni del bancone che presentano una bella Nereide a cavallo in ambiente marino e, sul lato più corto, forse una stessa scena rappresentante la bottega stessa con tanto di anfore dipinte, che poi sono riemerse davanti al bancone al momento dello scavo.

Le ulteriori analisi stratigrafiche hanno portato alla messa in luce di altre scene di natura morta, con rappresentazione di animali, frammenti ossei pertinenti ad animali probabilmente macellati nella bottega e altri rinvenuti all’interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone e contenenti cibi destinati alla vendita.

Anche una iscrizione burlesca emerge dai lapilli. “Nicia cinede cacator” si legge sulla cornice che racchiude il dipinto di un cane al guinzaglio: forse il nome di un liberto greco preso in giro da qualcuno, ma certamente non l’unica iscrizione spinta che si può leggere sui muri di Pompei!

Ma questi non sono gli uni elementi di interesse emersi dagli scavi del termopolio nella Regio V. Interessante anche il ritrovamento di ossa umane sconvolte da scavi clandestini realizzati nel corso del XVII secolo.

Secondo l’antropologa del Parco, alcune di queste sono pertinenti ad un individuo sulla cinquantina, che al momento dell’arrivo della corrente piroclastica doveva trovarsi posizionato su un lettino o una branda, come testimonierebbe il vano per l’alloggiamento del giaciglio e anche la presenza di chiodi e residui di legno rinvenuti al di sotto dei resti.

Altri resti ossei, rinvenuti all’interno di una grande dolio, forse riposti lì dai primi scavatori, verranno studiati successivamente assieme a tutto il materiale organico rinvenuto nello scavo, in collaborazione con università e dipartimenti in convenzione. Il tutto permetterà di affinare sempre più i dati a disposizione per la conoscenza del termopolio della Regio V.

Altre analisi condotte dal funzionario antropologo del Parco di Pompei confermano, almeno in parte, che le pitture presenti sul bancone fossero una trasposizione artistica di ciò che era venduto nel termopolio della V.

Tra i dipinti, infatti, vi sono raffigurate due anatre germane ed effettivamente un frammento osseo di anatra è stato rinvenuto all’interno di uno dei contenitori, assieme a resti di suini, di caprovini, di pesce e lumache di terra, preziosa testimonianza della dieta e dell’alimentazione degli abitanti di Pompei.

Anche le indagini archeobotaniche hanno fornito dati interessanti. Frammenti di quercia caducifoglie, forse pertinente ad elementi strutturali del bancone e, soprattutto, residui di fave intenzionalmente macinate, trovate sul fondo di un dolio che doveva contenere vino, trovano confronti con un’usanza che arriva direttamente da Apicio nel suo “De Re Coquinaria” (1,5) in cui si dice che le fave frammentate venivano usate per modificare il gusto e il colore del vino.

Anche un cane ha trovato la morte all’interno dell’esercizio commerciale. Non si tratta di un cane grosso, come quello dipinto sul bancone tra le tante pitture, ma un esemplare di piccola taglia di età adulta.

Oltre a resti organici, nella bottega è emerso diverso materiale da dispensa e da trasporto, nove anfore, una patera di bronzo e altra ceramica comune da mensa.

I termopolia, il cui nome in greco indicava un esercizio in cui si servivano bevande e pasti caldi, erano molto diffusi nelle città romane dove era abitudine consumare il pasto principale, il prandium, fuori casa. Nella sola Pompei se ne contano 80 ma nessuno di questi presenta un bancone dipinto come quello ritrovato nella Regio V.

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Alessandra Randazzo

Alessandra Randazzo

Classicista e comunicatrice. Si occupa di beni culturali per riviste di settore.

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