Restituiti dopo 15 anni reperti sottratti a Pompei: “Hanno portato sfortuna alla mia famiglia”
POMPEI. Il titolare di un’agenzia di viaggio di Pompei si è recentemente ritrovato sulla scrivania uno strano pacchetto. All’interno, infatti, c’erano dei reperti archeologici (due tessere di mosaico, un pezzo di ceramica e due pezzi di anfora) accompagnati da due lettere scritte in lingua inglese, ma dello stesso tenore.
“Queste tessere le ho prese a Pompei 15 anni fa – era spiegato nella missiva – ma da allora la sfortuna ha colpito me e la mia famiglia. Chiedo perdono agli dei e le rimando indietro, dove appartengono di diritto”.
Lo riferisce l’Ansa, che poi fa sapere che i reperti archeologici e tutto il contenuto del pacco è stato consegnato ai carabinieri del posto fisso del Parco archeologico di Pompei.
All’interno del pacco c’erano due lettere, scritte in inglese e ovviamente anonime. Era la confessione di qualcuno dall’altra parte dell’oceano che raccontava di aver rubato dei reperti durante una visita agli Scavi. Accanto allo scritto – riferisce poi l’Ansa – c’erano due tessere di mosaico, un pezzo di ceramica e due pezzi di anfora.
I reperti, secondo la lettera, erano stati rubati nel 2005: dopo quel furto, però, la vita di chi li aveva sottratti era stata contrassegnata solo da eventi negativi e così si erano “pentiti”. Di qui la decisione di rimandare in Italia le tessere del mosaico e gli altri pezzi, sostenendo che la colpa di così tanta sfortuna era da attribuire ai reperti di Pompei.
Nelle poche righe della lettera c’è il racconto di una donna oggi 36enne, che trova la forza di descrivere i problemi vissuti in questi 15 anni e che dà una sua personale interpretazione del perché i reperti pompeiani debbano essere lasciati al loro posto.
“Ho preso alcune tessere quando ho visitato Pompei nel 2005. Ero giovane e stupida. Volevo avere un pezzo di storia che non si poteva comprare altrove. Ma non ho pensato a quello che stavo facendo. In quel posto delle persone sono morte in un modo orribile e quelle tessere, collegate a quella distruzione, hanno tanta energia negativa dentro. Da allora la sfortuna ha colpito me e la mia famiglia”.
Segue poi la descrizione degli eventi negativi che hanno interessato l’ignota turista, tra cui difficoltà finanziarie e gravissimi problemi di salute.
“Siamo brave persone e non voglio trasferire questo destino anche alla mia famiglia e ai miei figli. Chiedo scusa per la mia negligenza di qualche anno fa. Davvero ho imparato la lezione e chiedo perdono agli Dei”.
Insomma siamo di fronte a un altro episodio della cosiddetta “maledizione di Pompei” che, secondo la diffusa credenza, colpirebbe chi preleva pezzi dalle rovine di Pompei. Solo superstizione? Può darsi.
Fatto sta che ogni anno arrivano negli uffici del Parco Archeologico di Pompei decine di lettere e pacchetti come questo, contenenti piccole pietre di roccia vulcanica, frammenti di muri e pavimenti, cocci di ceramica e, qualche volta, anche pezzi di affreschi o di mosaici.
Sono talmente tanti che nel 2018 molti di quei reperti e di quelle lettere sono andati ad arricchire la mostra “Pompei@Madre. Materia Archeologica”: in quella occasione furono esposte alcune delle decine di lettere che ogni anno arrivano all’amministrazione degli Scavi, in cui si percepisce il terrore di continuare a detenere (illegalmente) quegli oggetti ritenuti (a torto o a ragione, non è dato saperlo) portatori di malasorte.