Una giornata a Pompei, tra archeologia e spiritualità
Riceviamo e pubblichiamo da un nostro lettore calabrese, Gianpiero Taverniti, il resoconto appassionato di una giornata trascorsa a Pompei tra la visita al Santuario e quella, immancabile, alla città antica. Quasi un diario di viaggio che racconta la piacevole esperienza vissuta nella cittadina vesuviana.
A Pompei, per antonomasia luogo di profonda spiritualità vista la presenza del Santuario della Beata Vergine del Rosario che impera nella sua maestosità religiosa, architettonica e storica, in una giornata calda, con 30 gradi, nonostante sia periodo di bassa stagione e ripresa post-Covid, si vedono turisti, visitatori e tanti fedeli che fin dal mattino fanno la fila per poter accedere all’interno della Basilica, onorandosi di poter recitare una preghiera per la propria famiglia o per un amico in difficoltà.
L’attesa non è snervante. Si entra all’interno con una fila ordinata e si passa da un gazebo, dove alcuni volontari sono addetti a distribuire igienizzante per le mani. All’interno tanta gente, a distanza: chi prega in ginocchio, chi apprezza l’arte del Santuario con dipinti, affreschi e mosaici di pregio di scuola Carmini di Venezia.
Non basterebbero diversi studi e ricerche per esporre sinteticamente il prezioso valore artistico e religioso di questo Pontificio Santuario, di certo è uno di quei luoghi che nella vita va visitato, apprezzato e vissuto dal vivo.
Il tempo di sosta all’interno, per motivi di sicurezza sanitaria anti-Covid, è stato di una ventina di minuti per lasciare spazio ad altra gente di entrarvi. Cercando l’uscita siamo giunti in una sala con esposti resti della vita di Bartolo Longo, un noto avvocato che per Pompei ha fatto tanto, promuovendo il culto mariano in questo Santuario.
Volendo acquistare un dipinto della Beata Vergine del Rosario e si recò a Napoli. Ne vide uno in un negozio partenopeo ma, non avendo concluso l’acquisto, incontrò Padre Radente, suo confessore, che lo avvisò di un quadro che deteneva una suora, madre Maria Concetta de Litala.
Bartolo la trovò e quando vide il dipinto della Beata Vergine del Rosario, in uno stato non dignitoso perché leggermente scolorito e tarmato, lo prese garantendo di renderlo lucente, di restaurarlo e di esporlo nel Santuario.
Il quadro arrivò su un carretto adibito a trasporto di letame, ma i fedeli ne rimasero subito affascinati e si procedette in breve tempo a restaurarlo, ridandogli quella lucentezza a quella forte immagine sacra da venerare.
Sicuramente c’è d’aggiungere che il penultimo restauro compiuto in sede pontificia nel 1965 dai padri benedettini (l’ultimo è del 2012) ha ridato i colori originali al dipinto, coperti nel corso degli anni, e che arriva da un valente artista della scuola di Luca Giordano.
Usciti dal Santuario ci aspetta un giro in centro alla centralissima via Roma, tra un buon caffè e uno sguardo alle solite ed estrose bancarelle di souvenir, dove si trova di tutto e i gestori con la loro classica e distintiva arte del commerciante, ti invitano confidenzialmente a comperare un magnete, una statuina della Madonna o qualche braccialetto fatto a mano con pietra lavica vesuviana.
Già, quella pietra lavica che nel 79 d.C. coprì la vecchia città di Pompei, la ricca città romana che per la sua maestosa vastità e per la sua composizione topografica ci rende consci della grandezza di questi scavi archeologici pompeiani.
Non poteva mancare la visita. Dopo una full immersion spirituale e religiosa, ci immergiamo a 360 gradi in questa importante area, sede della città romana di Pompei, un tempo popolata da più di 10.000 persone ed oggi con i suoi templi, edifici, maestosi mosaici, vanta un importante riconoscimento: quello di essere dal 1997 Patrimonio Mondiale dell’Umanità sotto l’egida Unesco.
Nel recente passato non ha attraversato momenti di lucentezza, visto che vi erano stati diversi crolli. Ma da qualche tempo, anche notando i cantieri esistenti, sembrerebbe che il Ministero dei Beni Culturali stia investendo e stia sempre più preservando e puntando su Pompei.
Questi scavi rappresentano un’incredibile testimonianza della storia dell’antica Roma. Va detto che dal 79 d.C. da queste parti si fermò tutto per cause naturali, ovvero per la forte eruzione del vicino vulcano Vesuvio.
La sua forza coprì tutto: strade, case e abitanti e di questi ultimi ne abbiamo visione sia nel cosiddetto Orto dei Fuggiaschi che in alcune case, dove troviamo i cosiddetti “calchi”, che non sono altro che i calchi in gesso dei corpi che oggi rimangono esposti in teche di vetro a monito per i visitatori.
Non possiamo addentrarci nel raccontarvi tutto: è materialmente impossibile. Solo i video e qualche foto possono dare a chi legge una piccolissima idea, per il resto non rimane altro che visitare questa importantissima area archeologica italiana e “romana”.
Dopo le full immersion religiose e artistiche-culturali, non rimane altro che gustare un’ottima pizza con la classica mozzarella di bufala campana.
I turisti in serata hanno riempito le numerose e ottime pizzerie del centro che di certo hanno sigillato con qualità, cortesia e ingredienti campani, la più classica delle classiche, la solita pizza margherita che oggi più che mai delizia i visitatori con il suo reale gusto.
Un fine settimana italiano, in uno dei luoghi più importanti d’Italia che pian pianino sta riconquistando il suo posto e il suo ruolo importante nel panorama turistico nazionale e internazionale. Ogni italiano, prima di riempire i villaggi turistici all’estero, ha il dovere nella propria vita di visitare Pompei almeno una volta.
Grazie per aver pubblicato la mia giornata a Pompei ,complimenti per il bel sito internet e valorizzate al massimo questa perla dal nome POMPEI.👍🇮🇹❤