Monelli e Ribelli: a Capodimonte la rassegna cinematografica dedicata all’infanzia e all’adolescenza
NAPOLI. Nuovo appuntamento con la rassegna cinematografica all’aperto al Museo e Real Bosco di Capodimonte, a cura di Maria Tamajo Contarini in collaborazione con Anna Masecchia, organizzata in collaborazione con la società Restart e realizzata grazie ai fondi europei del progetto “Capodimonte popolare e colto”, finanziamento Poc-Programma Operativo Complementare 2014-2020 della Regione Campania.
Sei pellicole dedicate al tema dell’infanzia e dell’adolescenza, che verranno proiettate nel secondo Cortile del Museo e Real Bosco di Capodimonte nei due weekend di settembre: venerdì 11, sabato 12 e domenica 13 e poi, successivamente, venerdì 18, sabato 19 e domenica 20 settembre.
Ingresso gratuito, ma obbligo di prenotazione per il protocollo anti-Covid sulla piattaforma restarteventi.eventbrite.it per garantire una fruizione in sicurezza. Info al numero 3492147804 e E-mail restarteventi@gmail.com.
Il tema dell’infanzia e dell’adolescenza al centro della rassegna cinematografica di quest’anno si pone in stretta relazione con quello delle due mostre in programmazione a Capodimonte nei prossimi mesi: Vincenzo Gemito, dalla scultura al disegno (10 settembre-15 novembre 2020) e Capodimonte ringrazia la Sanità (17 dicembre 2020-18 maggio 2021) con opere di Paolo La Motta, in cui gli adolescenti sono protagonisti della rappresentazione.
Giovinezza tormentata, pensierosa e con il peso della povertà, ma anche giovinezza come ribellione manifestata nei diversi modi, sono i temi che affrontano la poetica di Gemito, quanto quella di La Motta.
Raffigurazioni intime e isolate, indagate con spessore introspettivo. In stretta relazione con la ricerca figurativa anche quella cinematografica ha messo a fuoco più volte la figura del ragazzetto come personaggio principale.
I ragazzi saranno i modelli preferiti di Vincenzo Gemito nell’intero percorso della sua lunga attività. Lo scultore e acuto disegnatore, illustra i volti dei ragazzi napoletani, molti di questi veri e propri scugnizzi, ripresi dal vero nei momenti della loro poetica quotidianità.
Fin dagli anni della gioventù, Gemito ritrae adolescenti raffigurati, specialmente negli esordi, in una ricerca che si confronta con quella dell’amico Antonio Mancini, famoso per aver portato a Parigi, in occasione dell’Esposizione del 1878, a cui partecipano entrambi, il modello Luigi Gianchetti, detto Luigiello, a dimostrazione della sua ricerca verista e antiaccademica.
L’esperienza di Paolo La Motta nasce dal rapporto con il quartiere della Sanità, pulsante nella sua eterogeneità. È qui che La Motta lavora coinvolgendo i ragazzi del quartiere. Tra questi Genny Cesarano, ucciso per errore a 17 anni da giovani camorristi, poco più grandi di lui, la notte del 5 settembre 2015 davanti alla Basilica di Santa Maria della Sanità.
La mostra, secondo le affermazioni dello stesso artista, è un omaggio alla Sanità attraverso il volto dei suoi bambini. Il progetto parte dall’acquisizione da parte del Museo di Capodimonte del polittico che l’artista ha eseguito nel 2007.
Lungo il percorso dell’esposizione sarà possibile cogliere la genesi dell’opera, dalla prima idea per la scultura realizzata per piazza Sanità con figura del ragazzo a mezzobusto, ma anche di avvicinare i singoli ritratti di altri ragazzi del quartiere, volti che esprimono storie diverse che si intrecciano tra loro creando nuovi racconti.
Nel cinema italiano il tema dell’infanzia difficile è stato spesso raccontato. Si trovano riferimenti significativi alla figura dello scugnizzo nel cinema napoletano delle origini, come dimostra il cinema di Elvira Notari (Salerno 1875-Cava dei Tirreni 1946), in cui più volte recita il figlio Edoardo nel ruolo di Gennariello, primo attore bambino in Italia.
Nella cinematografia italiana è stata importante anche l’esperienza del cinema neorealista, da Sciuscià di Vittorio De Sica (1946) a Germania anno zero di Roberto Rossellini (1948), con effetti sul cinema d’autore più recente, da Io non ho paura di Gabriele Salvatores (2002) a Anni felici di Daniele Luchetti (2013).
Ecco la selezione di film, curata da Maria Tamajo Contarini, curatrice del Museo e Real Bosco di Capodimonte, in collaborazione con Anna Masecchia, docente di Storia del Cinema all’Università Federico II di Napoli.
Per ricordare i tanti romanzi di formazione Disney, è stato scelto Il libro della giungla (1967), in cui le avventure dell’orfano Mowgli, accolto da un mondo animale in realtà pieno di regole, si concludono con l’ingresso nell’età adulta e nel mondo degli umani.
Un diverso incontro tra culture è raccontato nel recentissimo Dililì a Parigi (2018), di cui è finalmente protagonista una bambina. Dililì, piccola Kanake, arriva a Parigi dopo aver studiato con l’anarchica Louise Michel. Coraggio e intelligenza le consentono di sventare un terribile piano per ridurre in schiavitù le donne.
La protagonista del film di Michel Ocelot ricorda i piccoli eroi di tanti romanzi classici, come l’Oliver Twist che Roman Polanski (2005) ha riportato di recente sullo schermo.
Il fantastico e la visionarietà caratterizzano i percorsi degli altri tre racconti cinematografici proposti. In Big Fish di Tim Burton (2003) un figlio rivaluta il padre ricordando la sua infanzia, mentre in Hugo Cabret di Martin Scorsese (2011) la nostalgia per il padre e l’infanzia perduta di Hugo incontra l’amore per il cinema del regista e la ricerca di un’origine della settima arte attraverso la sperimentazione in digitale.
Le visioni di Wes Anderson chiudono la piccola rassegna di film con il ruolo strategico svolto dai giovani Zero e Agatha nello scioglimento di un mistero in Gran Budapest Hotel (2014).
Come la letteratura indaga sulla condizione dell’adolescente definita da Ian Mc Ewan “quella dolorosa, dolcissima sensazione di lontananza dal resto del mondo”, anche il cinema riflette su quel periodo della vita profondamente formativo.
L’adolescente si sente lontano sia dagli adulti che dai bambini e si distanzia dal mondo che loro rappresentano. Isolamento vissuto come espressione ipersensibile: “Non c’è bisogno di soffrire per essere un poeta; l’adolescenza è una sofferenza bastante per chiunque” secondo il poeta americano John Ciardi.
Alcuni dei film presentati sembrano riflettere, anche in forma giocosa e spensierata, su alcuni temi legati al pensiero psicoanalitico sull’adolescenza.
Lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet, specializzato in analisi teoriche psicoterapeutiche dedicate agli adolescenti, afferma: “Quando i ragazzi hanno l’impressione di non riuscire a capire come realizzare la propria vocazione allora è possibile che il futuro muoia. E assistere alla morte del proprio futuro, in adolescenza e anche qualche anno dopo nella fase di giovani adulti, è una vera tragedia. Significa perdere la speranza e trasformare il presente in un eterno presente celebrando il lutto della perdita della relazione con il proprio sé futuro” (Intervista a cura di Monica Onori, 2013).
Ma i ragazzi hanno forza e energia creativa e questo lo sanno bene gli artisti, tra questi Pablo Picasso che affermò: “A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ci ho messo una vita per imparare a dipingere come loro”.
Oppure Paul Klee che scrisse: “I signori critici dicono spesso che i miei quadri assomigliano agli scarabocchi dei bambini. Potesse essere davvero così! I quadri che mio figlio Felix ha dipinto sono migliori dei miei. Vorrei essere come appena nato, ignorare i poeti e le mode, essere quasi primitivo”.
Potenzialità del mondo infantile e adolescenziale sottolineate anche da Maria Montessori: “Se aiuto e salvezza possono venire ci verranno soltanto dal bambino perché il bambino è il costruttore dell’uomo”.
Quindi tornare piccoli per riscoprire il genio libero della fanciullezza, una potenzialità narrativa che il cinema coglie con partecipazione.
I bambini e i ragazzi si offrono, agli occhi del cineasta, come possibile spinta al miglioramento delle condizioni umane e ambientali, dotati di capacità di rinnovamento e avanzamento, divenendo i piccoli, ma grandi protagonisti di avventure realistiche o fiabesche che il cinema ci presenta nelle diverse declinazioni.