Riaperta la Villa di Poppea a Oplontis: faceva parte del suburbio pompeiano

TORRE ANNUNZIATA. Dall’8 luglio 2020 riapre con ingressi contingentati anche la Villa di Poppea ad Oplontis, Torre Annunziata. Il sito faceva parte del suburbio pompeiano da cui doveva dipendere anche amministrativamente. I primi resti di edifici furono visibili già in epoca borbonica, a testimonianza di un sito periferico il cui nome, Oplontis, ci è testimoniato dalla Tabula Peutingeriana.

I maggiori ritrovamenti nell’area sono afferibili a due ville residenziali: Villa A, conosciuta come Villa di Poppea e Villa B, o Villa di Lucius Crassius Tertius. La bellezza di questi lussuosi luoghi sta nelle magnifiche decorazioni pittoriche che ancora oggi si conservano.

La Villa di Poppea, l’unica accessibile, fu costruita su un’alta scogliera a picco sul mare con ambienti coperti, porticati, giardini e terrazze su più livelli. Nella sua grandiosa struttura si riconosce una parte più antica, che si data al I secolo a.C. e organizzata attorno ad un atrio con magnifiche pitture di II stile.

Attorno a questo, inoltre, si dispongono ambienti per il riposo, il soggiorno e il pranzo, tutti sontuosamente decorati e con vista sul verde prospiciente il mare. La Villa era provvista anche di un ambiente termale privato, riscaldato dalla cucina, che nel corso del tempo subì modifiche diventando ambiente per il soggiorno.

Intorno alla metà del I secolo d.C. il complesso si ampliò dotandosi di una piscina di 61×17 metri, lungo la quale si affacciavano ambienti di alloggio per gli ospiti e piccoli giardini d’inverno per il riposo.  Gli studi paleobotanici hanno permesso di ricostruire quasi totalmente tutte le specie verdi dei paradisiaci giardini.

Tra siepi di bosso, oleandri, limoni, platani, olivi, edere e rose si disponevano anche ricchi elementi di arredo per esterni. In base ad un’iscrizione su anfora che fa riferimento ad uno schiavo di Poppea, la villa potrebbe essere appartenuta al ricco patrimonio immobiliare della moglie dell’imperatore Nerone. Nel 79 d.C. la residenza doveva essere disabitata a causa di lavori in corso, forse un passaggio di proprietà con la spoliazione di molti arredi e elementi architettonici.

Alessandra Randazzo

Alessandra Randazzo

Classicista e comunicatrice. Si occupa di beni culturali per riviste di settore.

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