Pompei, viaggio nella Casa del Labirinto
POMPEI. In questi giorni in cui i Musei e i Parchi Archeologi sono chiusi a causa dell’emergenza sanitaria la cultura è invece ben presente e può arricchire le nostre lunghe giornate a casa con viaggi inediti e affascinanti.
Anche Pompei in questi giorni è chiusa ma al suo interno e per proteggere il suo patrimonio, nascosti dagli occhi dei visitatori reali ma presentati a quelli dei viaggiatori del web, fervono gli interventi di manutenzione. Nemmeno il virus può fermare questo lavoro quotidiano che deve essere continuo e programmato per evitare che il degrado si impadronisca di nuovo del sito archeologico.
Da quando si sono conclusi i 75 cantieri di restauro e messa in sicurezza del Grande Progetto Pompei, finanziati dai fondi europei, è stata infatti avviata quella che si definisce la “manutenzione programmata”, cioè un’attività continua e costante che, sulla base di un programma di monitoraggio delle strutture, degli intonaci, dei dipinti e dei mosaici, permette di intervenire sul degrado non appena questo si presenta e senza attendere che la situazione diventi troppo avanzata.
In questi giorni le restauratrici e i restauratori del Parco Archeologico continuano a lavorare alla manutenzione programmata e a tenere d’occhio il fragile patrimonio di Pompei, così da preservarlo e proteggerlo e per poterlo nuovamente offrire all’umanità non appena potremo uscire di casa.
Guidati da Massimo Osanna, il direttore del Parco, raggiungiamo con gli occhi e con la mente la Casa del Labirinto, lungo il vicolo di Mercurio, proprio dietro la Casa del Fauno. Chi ha visitato gli scavi di recente ha percorso la Casa del Fauno ed è uscito dalla porticina del retro per svoltare a destra e raggiungere la Casa dei Vettii.
Ecco, la Casa del Labirinto è proprio di fronte a questa porticina, disposta tra vicolo del Fauno e vicolo del Labirinto, ma normalmente non è aperta al pubblico e la possibilità di vederne qualche spazio, il bel mosaico con la scena di Teseo che uccide il Minotauro, è un’occasione unica.
Le nocche dei restauratori battono sugli intonaci per valutare dal suono più o meno grave se c’è qualche punto in cui la materia è staccata dal fondo e, nel caso, intervengono facendo penetrare tra le fessure delle malte naturali, capaci di riempire i vuoti e riportare la situazione alla normalità; con piccole spatole stendono le maltine per sigillare i punti in cui potrebbe infiltrarsi l’acqua di pioggia.
Lavano il mosaico con acqua deionizzata per togliere le impurità e i residui di sporco o piccoli granelli che, con il tempo, potrebbero rovinarlo e fare addirittura saltare le piccole tesserine colorate. Sotto le loro cure vediamo apparire i colori originari, perfettamente conservatisi sotto i lapilli dell’eruzione, riportati alla luce con gli scavi degli anni Trenta dell’Ottocento e danneggiati dal bombardamento Alleato del 1943.
La Casa del Labirinto fu edificata dopo la metà del II secolo a.C.; inglobando alcuni edifici preesistenti si venne a costituire una vasta residenza con doppio atrio e peristilio monumentale che, dopo i danneggiamenti subiti durante l’assedio di Silla, nell’89 a.C., fu acquisita dalla potente famiglia dei Sextilii.
Fu sottoposta ad una profonda ristrutturazione, con la ricostruzione di tutti gli ambienti affacciati sul lato settentrionale del peristilio, l’aggiunta di un raffinato ambiente termale e, in una fase di poco successiva, l’aggiunta di un panificio organizzato intorno ad un piccolo cavedio.
L’atrio è del tipo tetrastilo con le quattro imponenti colonne di tipo corinzio-italico a sostenere l’originario impluvio. Attraverso il tablino, canonicamente disposto sul fondo dell’atrio ma decentrato per la presenza di un piccolo corridoio di disimpegno all’ala disposta lungo il vicolo del Fauno, si dispiega il vasto peristilio monumentalizzato da 30 colonne in laterizio e blocchetti di tufo, scanalate e rivestite di intonaco.
Ecco che ci accoglie Massimo Osanna, negli ambienti a corona del cortile porticato che ospitano il grande oecus corinzio, una sala da ricevimento ornata dalle 10 colonne oggetto delle cure dei restauratori e dalle spettacolari scene dipinte in Secondo Stile, con membrature architettoniche che lasciano intravvedere scorci di paesaggi urbani con edifici e lussuosi palazzi.
Il professore ci conduce poi nel raffinato cubicolo padronale, accanto alla sala, dove le mani sapienti di una restauratrice detergono l’emblema a mosaico contornato dal motivo del labirinto. Sotto i tocchi lievi della spugna emerge la scena mitologica del mosaico raffigurante la lotta tra Teseo e il Minotauro, una scena forse anche legata alla megalografia parietale, purtroppo oggi quasi scomparsa, in cui originariamente doveva essere raffigurata una scena della vittoria del 62 a.C. sui pirati cretesi.
Al centro degli intricati dedali del labirinto cretese costruito da Dedalo e dimora del feroce Minotauro, sfamato per volere di Minosse, ogni anno con sette fanciulle e sette fanciulli ateniesi, Teseo, figlio di Egeo e di Poseidone, è raffigurato nell’atto di agguantare il mostro che ha ancora sotto le zampe le ossa spolpate delle vittime; i fanciulli sopravvissuti e che saranno poi condotti in salvo, fuori dal Labirinto, dall’eroe fondatore degli Ioni, assistono terrorizzati sul fondo dell’ambiente, in un drammatico e dinamico secondo piano della scena.
Assistere in diretta alla pulitura di questo capolavoro dell’arte musiva pompeiana è davvero un privilegio e una dimostrazione, una volta di più, che nonostante la situazione difficile che stiamo vivendo, restando a casa possiamo godere delle meraviglie dell’arte e della cultura.