Ecco come la tecnologia “salverà” Pompei

POMPEI. La tecnologia salverà Pompei. O, quanto meno, darà una grossa mano (più di quanto non accade già oggi) ad archeologi, restauratori ed esperti di altre discipline a monitorare vari fenomeni in atto nel sito (ad esempio, dall’usura delle strutture e degli edifici alla crescita della vegetazione), ad esaminare in poco tempo grandi quantità di dati e ad intervenire praticamente in real time in caso di criticità o di pericolo per i tesori della città antica più famosa del mondo.

Oltre, naturalmente, a rendere più efficace ed efficiente la gestione del sito, dai consumi energetici, passando per la sicurezza e l’erogazione di servizi su misura per i visitatori. E non è tutto, perché chi ancora pensa che tecnologia e archeologia siano termini in contraddizione tra loro, presto si renderà conto di come anche la visita al Parco Archeologico di Pompei potrà essere resa un’esperienza ricca e inclusiva.

Questi e molti altri sono gli obiettivi di Smart@Pompei, il progetto pilota promosso e portato avanti dal Ministero dei Beni Culturali (Mibac) e dal Centro Nazionale delle Ricerche (Cnr) nell’ambito del Grande Progetto Pompei, che punta a fare del sito archeologico vesuviano il primo “smart archaeological park” del mondo, per poi generare uno Smart@Land, ossia un territorio limitrofo a Pompei (c.d. “buffer zone”) gestito in maniera intelligente, sostenibile e inclusiva, con l’obiettivo di estendere e adattare questo modello di gestione anche ad altri siti archeologici nazionali (tra cui il Parco Archeologico di Ostia Antica, del Colosseo, il Foro Romano e Palatino sulle orme della Roma imperiale).

La cabina di regia di Smart@Pompei è composta da Alberto Bruni, funzionario del Segretariato generale del Mibac e da Luca Papi, tecnologo del Cnr-Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale (Dsu). Ma cosa deve intendersi nel concreto per “smart archaeological park”? Significa applicare una gestione intelligente, sostenibile, inclusiva, che armonizzi tutela, fruizione e valorizzazione attraverso l’innovazione tecnologica e l’innovazione sociale.

Significa, inoltre, adeguare i servizi ai reali bisogni dei turisti sulla base di accurate analisi, ma anche adeguarli alle reali esigenze del personale che ogni giorno opera sul campo per la conservazione dei monumenti. Vuol dire pure aumentare le prestazioni dei dispositivi e degli impianti riducendo i costi e, di conseguenza, promuovere un uso efficiente ed efficace delle risorse per migliorare l’accessibilità del sito.

In realtà Smart@Pompei non è solo un progetto ma è un qualcosa di molto più complesso: un percorso programmatico basato sulle tecnologie integrate e innovative (IoT-Internet of Things/internet delle cose). Il cuore del sistema tecnologico integrato Smart @Pompei è rappresentato dalla Piattaforma Operativa Intelligente (IoC) con la quale sono controllati e gestiti tutti i sensori (ad esempio quelli che monitorano i movimenti e le deformazioni del terreno e delle strutture) distribuiti nel Parco, generando allarmi in caso di sforamento delle soglie limite, di comportamenti anomali e di emergenza.

Vengono svolte, inoltre, attività di monitoraggio per la prevenzione e la protezione del sito (in collaborazione con grandi aziende, enti di ricerca, università e istituzioni) quali: monitoraggio dei movimenti e delle deformazioni del terreno e delle strutture; monitoraggio satellitare con analisi dei dati storici e dei fenomeni lenti mediante i rilievi della costellazione satellitare Cosmo-SkyMed; rilevazione di fenomeni in tempo reale (early warning) mediante reti di sensori wireless dispiegate presso il Tempio di Venere e la Domus dei Casti Amanti.

Inoltre è stata realizzata una infrastruttura per le comunicazioni sicure degli operatori di sito in standard Tetra; Collaborative app su smartphone per utenza amica (operatori museali, guide certificate, addetti ai gates) per l’invio di segnalazioni relative a situazioni anomale, ad esempio in caso di malesseri, incidenti, rischi di crolli, azioni di vandalismo, incendi, o infine in casi di sporcizia, degrado, ecc.

Tra le tecnologie in corso di sperimentazione a Pompei ci sono la Light Fidelity (LiFi), il braccialetto ConMe, i coppi fotovoltaici e i faretti led a spettro naturale. La Light Fidelity, o LiFi, è una tecnologia che sfrutta la modulazione della luce emessa dai Led per la trasmissione di informazioni: la luce che evidenzia le opere d’arte in un museo, quindi, sarà lo strumento per trasmettere a tablet e smartphone la guida interattiva all’opera durante la visita.

Si tratta di una tecnologia che unisce i vantaggi del risparmio energetico (grazie all’uso di lampade a Led) a quelli di un sistema di trasmissione dati efficiente e al riparo dai problemi in intercettazione delle informazioni. Alcune istallazioni delle lampade a led con tecnologia Li-Fi sono state effettuate sia sui bracci dell’Anfiteatro sia presso la Domus dei Vettii.

È in corso, inoltre, una sperimentazione di coppi fotovoltaici, ossia moduli speciali non convenzionali progettati e costruiti specificatamente per integrarsi e sostituire elementi architettonici degli edifici: tali moduli appaiono particolarmente utili e adattabili al contesto del Parco archeologico di Pompei per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

I Led a spettro naturale, infine, sono stati adottati per illuminare le murature affrescate restaurate della Domus dei Vettii, perché producono una luce che si avvicina molto alla luce solare, trasmettendo accuratamente i colori e le trame delle murature affrescate e restaurate.

Ma la tecnologia cosa riserverà al futuro di Pompei? Tra i prossimi passi è prevista la realizzazione di uno Smart@Pompei Living Lab, uno spazio all’interno del parco finalizzato a coinvolgere direttamente i visitatori per collaborare nello sviluppo e nella sperimentazione dei nuovi prodotti/servizi tecnologici.

Poi sono in programma attività per avvicinare i giovani alle nuove tecnologie utilizzate; azioni per riaffermare e rafforzare il concetto di legalità e al miglioramento della sua percezione da parte della comunità locale; azioni di inclusione/integrazione e reinserimento socio-lavorativo di minori/giovani e adulti; attività finalizzate a rendere il Parco Archeologico una residenza creativa, attraverso l’accensione civica della comunità locale tramite l’inclusione sociale, la rigenerazione urbana, la sostenibilità ambientale (Civitates).

Tra i progetti c’è anche un Centro di eccellenza per la gestione della sicurezza e la mitigazione dei rischi dei beni culturali in condizioni normali e in emergenze. Sono previste, altresì, analisi mediante sistemi a pilotaggio remoto (droni) di ultima generazione, volte al monitoraggio dello stato della vegetazione e della presenza di amianto, alla sorveglianza del sito archeologico con voli di ronda programmati, alla analisi e prevenzione del dissesto idrogeologico, alla difesa da attacchi verso il patrimonio culturale con sistemi anti-drone. Sono infine in programma attività per il miglioramento del consumo energetico di tutto il sistema tecnologico integrato e per lo sviluppo di soluzioni innovative energeticamente efficienti.

Marco Pirollo

Marco Pirollo

Giornalista, nel 2010 fonda e tuttora dirige Made in Pompei, rivista di cronaca locale e promozione territoriale.

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