La Via del Vesuvio offre tre gioielli da non perdere durante la visita a Pompei
POMPEI. Tra le strade della città antica, la Via del Vesuvio (nella foto di copertina) nasconde tre gioielli da non perdere assolutamente: si tratta della domus di Leda e il Cigno, delle Terme Centrali (rese visitabili solo da fine 2019) e della Casa degli Amorini Dorati, una delle più belle dimore di Pompei.
La Domus di Leda e il Cigno è stata rinvenuta nel 2018 lungo via del Vesuvio, durante gli interventi di messa in sicurezza dei fronti di scavo della Regio V di Pompei. Si tratta dunque di un edificio inedito per chi ha visitato Pompei prima del novembre 2019. La casa prende il nome dal raffinato affresco presente in un cubicolo (stanza da letto).
La scena piena di sensualità rappresenta il congiungimento tra Giove, trasformatosi in cigno, e Leda, moglie di Tindaro re di Sparta. L’intera stanza è caratterizzata da decori raffinati di IV stile, con delicati ornamenti floreali, intervallati da grifoni con cornucopie, amorini volanti, nature morte e scene di lotte tra animali.
Alle spalle dell’ambiente anche parte dell’atrio della dimora, con pareti dai vividi colori e l’affresco di Narciso, al centro di una di esse, che lo vede specchiarsi nell’acqua rapito dalla sua immagine, secondo l’iconografia classica. Su una delle pareti dell’atrio, posto di fronte all’ingresso della casa è di recente emersa anche una grande figura di Hermes (Mercurio) dai vivaci colori.
L’amore e la soavità dei sensi, nelle più svariate forme, trasudano dalle stanze di questa elegante dimora, che già dal corridoio di ingresso accoglieva gli ospiti con l’immagine vigorosa e di buon auspicio del Priapo, in analogia con quella della vicina Casa dei Vettii.
Il complesso delle Terme Centrali, dopo i restauri, a fine novembre 2019 ha aperto per la prima volta al pubblico nella storia di Pompei. L’intero complesso è stato oggetto di interventi di consolidamento e di restauro realizzati con fondi ordinari del Parco Archeologico di Pompei.
Poste all’incrocio tra via di Nola e via Stabiana, le terme si sviluppano sullo spazio di un intero isolato (l’insula 4 della Regio IX) riutilizzato a seguito dello spianamento degli edifici preesistenti, probabilmente danneggiati dal terremoto del 62 d.C.
Al momento dell’eruzione del 79 d.C. la costruzione del complesso non risultava ultimata, ma l’ambizioso progetto di monumentalità si intuisce già dalla facciata che dà sul cortile. Le sale per i bagni si presentavano molto più spaziose e luminose rispetto alle altre terme di Pompei.
In uno degli ambienti di ingresso dell’edificio termale è in esposizione il calco dello scheletro di un bambino di circa 7-8 anni, rinvenuto nell’aprile 2018 durante i lavori alle Terme Centrali.
Lo scheletro emerse durante la pulizia di un ambiente di ingresso: il fanciullo, in fuga dalla tremenda eruzione, aveva trovato inutilmente ricovero nelle terme. Qui riuscì ad evitare i lapilli, ma non il flusso piroclastico (mix di gas e materiale vulcanico) che, con la sua furia inarrestabile, penetrò dalle finestre e lo inghiottì per sempre.
Da non perdere, infine, anche la Casa degli Amorini Dorati. La Domus, riaperta a fine novembre 2019 al termine degli interventi di manutenzione, è una delle più eleganti abitazioni pompeiane di età imperiale: deve il suo nome agli amorini incisi su due medaglioni d’oro che ornavano un cubicolo del portico e che oggi sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.