L’uso delle maschere nelle rappresentazioni teatrali della Pompei antica
POMPEI. A Pompei non è stata mai trovata una maschera, ma la città antica ce ne offre però una vastissima gamma attraverso le riproduzioni in marmo o in terracotta, oppure in numerosi affreschi e mosaici.
L’uso della maschera nelle rappresentazioni teatrali prevedeva una sagoma di tela e stucco, o di legno con parrucca, e presentava in corrispondenza della bocca un’apertura a forma di imbuto e guarnita di metallo, che fungeva da amplificatore della voce.
Durante la recitazione venivano utilizzati due tipi di maschere, uno per la tragedia e l’altro per la commedia. Le maschere raffiguranti donne e vecchi erano colorate con una tinta molto pallida.
Gli schiavi e le cortigiane portavano maschere dipinte di rosso, gli uomini di colorito bruno. Gli attori che interpretavano parti femminili avevano maschere con capelli lisci, crespi e con boccoli avvolti attorno alla testa.
Dalla pettinatura della maschera il pubblico facilmente riconosceva il ruolo del personaggio rappresentato: le maschere femminili con capelli corti rappresentavano donne di bassa condizione.
Il parassita aveva naso e orecchi deformi. Il naso schiacciato o all’insù indicava mollezza; la sfrontatezza era rappresentata dal naso a becco; il padre nobile aveva la parrucca bianca; i vecchi e gli schiavi erano calvi; i giovani intraprendenti avevano capelli ricci e biondi.
I “primi amorosi” portavano la parrucca nera, mentre un ruolo caratteristico nelle rappresentazioni dell’epoca era quello dello “stupidus”, vale a dire un odierno clown o un buffone, riconoscibile perché calvo, naso piatto, bocca larga e orecchie lunghe.
L’abbigliamento, invece, variava a seconda dei ruoli, per accrescere la loro statura e la dignità, calzavano scarpe alte (cothurni), oppure socci, ovvero scarpe basse o sandali per un personaggio normale. Gli attori erano caratterizzati da simboli del ruolo loro assegnato.
Ad esempio il cuoco era rappresentato con un grembiule legato intorno alla vita; il parassita, con un fiasco d’olio e uno strigile; il soldato, con la clamide e la spada; il padrone di casa con un bastone diritto e una borsa di denaro.
La professione di attore nell’antica Roma non era ritenuta degna dell’uomo libero anche se il desiderio di calcare le scene fece accettare la cattiva reputazione a più di un personaggio. Gli attori erano generalmente schiavi o liberti, mentre quelli delle Atellane erano uomini liberi. Anche i ruoli femminili erano sostenuti da attori maschi.