La cinta muraria: un libro aperto su Pompei antica
POMPEI. È indubbio il valore scientifico delle mura di Pompei, perché l’analisi dell’evoluzione della loro struttura è un vero e proprio libro aperto sulla storia della città antica.
Il professor Marco Fabbri, docente dell’Università di Roma Tor Vergata, che insieme alla direzione del Parco Archeologico di Pompei ha portato avanti le indagini sulla struttura delle mura antiche della città sepolta, parte dalle analisi formulate nella relazione scientifica di Amedeo Maiuri, risalente al secolo scorso, e dall’esigenza di mettere in sicurezza la Casa di Apollo.
Iniziativa che si presta a dimostrare come sia possibile, a Pompei, fare di necessità virtù. Difatti è capitato frequentemente che i lavori pubblici del Grande Progetto Pompei abbiano aperto la strada all’indagine archeologica, contribuendo all’aggiornamento dei libri di storia.
Nel corso dello studio delle mura antiche, costituite da due cortine murarie, un terrapieno e le torri di controllo, sono state individuate tre fasi costruttive che danno informazioni sulla storia della città, che parte dal VI secolo avanti Cristo, quando fu fondata su base greca e materiale calcareo del Sarno.
Pompei subì negli anni successivi un progressivo abbandono prima di riprendersi (come dimostrano proprio gli interventi sulle mura) tra il IV e il III secolo a.C., in età sannitica. Le mura antiche furono certamente teatro dell’invasione dei Romani, che conquistarono Pompei nell’89 avanti Cristo.
Da allora in poi Pompei divenne colonia Romana. Anche quest’ultima fase della sua storia urbanistica e civile (fino alla sua fine, nel 79 dopo Cristo, con l’eruzione del Vesuvio) è dimostrata della trasformazione della struttura muraria.
«Studiare le mura – ha spiegato il prof. Fabbri – significa studiare la genesi della città. Noi sappiamo dell’antichità e dell’estensione di Pompei anche grazie al rinvenimento di mura del VI secolo a.C., che ci accertano che già in questo periodo Pompei è una città».
«Conosciamo – ha poi aggiunto – la splendida fortificazione in calcare del Sarno, molto simile alle cinte delle città greche, come Cuma e Napoli, e soprattutto sappiamo quando la città, dopo un periodo di abbandono, venne rioccupata tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., da questa imponente costruzione di età sannitica con questi enormi terrapieni. Quindi indagare queste fasi significa indagare i momenti più importanti della storia della città di Pompei».