Il carciofo violetto di Castellammare protagonista della tavola nel periodo pasquale, e non solo
La cena degustazione organizzata da Bosco De’ Medici Winery ha valorizzato il presidio Slow Food insieme ai vini vesuviani
POMPEI. Si avvicina il tempo della ricorrenza pasquale, mentre nell’antica Pompei il primo aprile si celebravano i Veneralia. Sul territorio vesuviano il carciofo violetto di Castellammare trionfa nel pranzo della festa della tradizione. Motivi che hanno indotto la famiglia Palomba che gestisce la Winery Bosco de’ Medici ad inaugurare con “Il re dell’orto vesuviano” un percorso virtuoso sul tracciato Slow Food della tipicità della produzione agricola locale con la bussola della sostenibilità che parte dalla sperimentazione biodinamica in contrada Fossa di Valle.
La degustazione del vino si esalta nell’abbinamento al cibo, frutto di sperimentazioni creative che lo pongono nella parità qualitativa. Su queste basi è stato concepito l’evento del 29 marzo con il menù quadripartito studiato appositamente per il carciofo violetto di Castellammare (detto comunemente carciofo di Schito) con benvenuto sfizioso composto da polpette, frittatine e quiche, declinate al carciofo e accompagnamento di brindisi augurale con Vesuvius, spumante di Falanghina Metodo Charmat della Casa.
Durante la degustazione gli ospiti hanno apprezzato lo stile della presentazione delle portate combinato all’esaltazione dei profumi e ai sapori degli alimenti gourmet di base nelle varie ricette, abilmente interpretate, coi tempi di cottura giusti, e miscelate nel retrogusto dolce amaro, tipico del carciofo locale, vanto dell’antichità Pompeiana.
Alla fine è il carciofo violetto a dare il tocco “selvatico” che dà una marcia in più al sapore delle portate, facendo risaltare le “magiche fusioni” dello chef resident Gioacchino Nocera in piatti a base di carne e di pesce del territorio, esaltati da spezie pregiate (che una volta si serbavano in cassaforte), come il pepe rosa, odori e condimenti naturali che hanno conferito aroma e gusto speciale alle portate che sono andate a nozze col bianco e il rosso doc di Bosco de’ Medici: Lavaflava – Vesuvio Doc Lacryma Christi Bianco 2017 con piatti di carciofi abbinati al pesce e Cor Semelae – Pompeiano IGT Rosso 2017 in abbinamento a coniglio ripieno di salsiccia e guanciale, guarnito di carciofi confit e patate novelle.
Il carciofo dona al palato emozioni selvatiche, di bosco selvatico piuttosto che d’orto. Sensazioni riproposte della successione variegata delle portate. Menzione speciale merita la crema impalpabile ricavata dal gambo del carciofo, cotto “nature” e insaporito con olio d’oliva. E’ seguita una processione di sughi vesuviani e croccantezze arabe. Dulcis in fundo il confit. La dieta mediterranea esalta la forma fisica nutrendola con sana alimentazione e gratificandola negli incontri venerei, propiziati dal figlio nobile del cardo selvatico, erede formale della simbologia fallica che dona l’influsso apotropaico e propiziatorio ai favori virili concessi da Afrodite.
I Veneralia, le feste sacre dedicate a Venere Verticordia (“che apre i cuori”) che si celebravano il 1° aprile nell’antica Pompei, erano un rituale esclusivamente formale per le donne pompeiane che avevano amanti degustatori abituali del cynaria scolymus (il carciofo erede del cardo). Nella pausa di mezza serata dell’evento di degustazione della Winery Bosco de’ Medici, tra un brano e l’altro di canzoni napoletane, il comunicatore Antonio Russo ha spiegato da sommelier smaliziato gli abbinamenti dei vini ed esaltato il contributo fondamentale della brigata guidata dall’impareggiabile Gioacchino Nocera allo sposalizio tra il vino rinomato della Casa e il re indiscusso dell’orto vesuviano Slow Food.
Il carciofo violetto di Castellammare si distingue per la sua precocità, raccontata dal produttore Sabatino Abagnale insieme alla mitezza di clima e alla rigenerazione delle piante. Tipica e colorita la tradizionale difesa dai raggi del sole della “mammolella”, fatta con “cappellini esotici di terracotta”, terrine chiamate “pignattelle”. «Ogni mattina rimettiamo al loro posto le pignattelle, cadute durante la notte – ha spiegato Abagnale – un lavoro che ci piace perché ci fa sentire diversi dagli altri».