Nel 1944 l’ultima eruzione del Vesuvio: ecco come l’evento fu vissuto a Pompei
POMPEI. L’ultima volta che il Vesuvio fece ascoltare i suoi “acuti” come un tenore fu il 18 marzo del 1944, verso il finire della Seconda Guerra Mondiale. L’eruzione apportò danni non solo alle abitazioni dei Comuni circostanti, ma anche alle basi militari statunitensi e britanniche, ancora presenti nel Napoletano, dopo la liberazione dall’occupazione delle forze tedesche.
L’eruzione vera e propria, comincia nel pomeriggio del 18 marzo 1944 (è durò fino al giorno 29). L’attività iniziò con forti colate laviche che giunsero fino a Cercola, dopo aver invaso e parzialmente distrutto i centri abitati di Massa di Somma e di San Sebastiano, e rese necessaria l’evacuazione di circa 12mila persone.
I centri vesuviani più danneggiati dalla caduta di materiali piroclastici che scaturirono dalla violenta eruzione furono Pompei, Scafati, Terzigno, Poggiomarino e Angri.
I nostri nonni ci raccontano che in quel periodo per strada si camminava con le pentole e le bacinelle in testa per evitare di essere colpiti dai lapilli e si dovette intervenire con una massiccia attività di spalamento della cenere, per scongiurare il crollo dei tetti delle case.
Il bilancio in termini di vite umane nel Vesuviano fu di 26 vittime, quasi tutte dovute ai crolli dei tetti appesantiti dalla caduta delle ceneri, che comportò anche gravi danni ai raccolti, protrattisi per quasi tre anni.
In questa foto veramente suggestiva, scattata durante l’evento eruttivo, si vede il campanile in primo piano con alle spalle i bagliori dell’eruzione e la lunga colonna di fumo e ceneri che esce dal cratere: un documento davvero eccezionale.
I pompeiani dell’epoca ricordano soprattutto che se in quei giorni si chiedeva ad un militare delle forze angloamericane cosa pensasse della guerra la risposta era: “Meglio la guerra che il Vesuvio”. (Foto: L. Ametrano).