Pompei, c’era un teatro prima del Teatro Grande?
POMPEI. È possibile che un teatro a Pompei esistesse già nel IV secolo a.C. L’ipotesi arriva dai nuovi scavi effettuati nella città antica, che hanno rivelato la presenza alle spalle del Teatro Grande, ancora oggi esistente, (costruito nel II secolo a C. e quindi per questo già molto antico) di una sorta di cavea naturale.
Le ipotesi del direttore generale di Pompei, Massimo Osanna, avanzate sulla base delle indagini poste in essere nel Parco Archeologico man mano che proseguono i lavori di ristrutturazione, messa in sicurezza e restauro delle case private e degli edifici pubblici, aprono nuove aree di conoscenza che alimentano il dibattito sulla storia della fondazione della città antica e le trasformazioni successive operate dai gruppi dirigenti che si sono avvicendati fino alla sua distruzione.
L’ipotesi più recente riguarda l’esistenza di un teatro precedente al Teatro Grande, che sarebbe stato edificato alle sue spalle, in un’area dove i geologi avrebbero individuato un antico cratere, formato da un vallone naturale a forma di cavea, che nel II secolo avanti Cristo, quando a Pompei partì una riforma urbanistica con la costruzione del Teatro Grande, fu riempito con materiali provenienti dall’originario Tempio di Atena, creando così l’attuale piazzale.
Le ipotesi di Osanna sono basate sul rinvenimento di una serie di frammenti e di sculture sacre, tra cui due antefisse (nella foto di copertina, ndr) che il direttore generale di Pompei ipotizza possano essere pezzi dell’antico Tempio di Atena, che è stato rifatto nel corso dei lavori di ricostruzione del II secolo avanti Cristo.
«I lavori – ha spiegato Osanna – sono ancora in corso» anche se è partito l’annuncio dei primi ritrovamenti di reperti che hanno fatto scattare l’ipotesi di un teatro più antico di quello conosciuto. Le anticipazioni del professore Osanna sono arrivate nel corso del suo intervento alla presentazione della rassegna Pompeii Theatrum Mundi che si terrà nel Parco Archeologico di Pompei dal 20 giugno al 13 luglio 2019.
«I nuovi ritrovamenti – ha dichiarato Osanna – sono estremamente importanti. Se questa è la storia, sempre di più ci convinciamo che dobbiamo offrire un futuro a Pompei e che l’esperienza dei nostri visitatori deve essere un’esperienza culturale completa, che si deve riflettere il più possibile anche sul territorio e sui cittadini della Pompei moderna».