Civita Giuliana: sì anche al turismo religioso
La cappella gentilizia della contrada fu costruita nel 1830 e restaurata nel 2015 è dedicata alla Madonna dell’Arco
POMPEI. Non solo archeologia e natura a Civita Giuliana, contrada a nord di Pompei. Forse non tutti sanno, infatti, che qui sorge una cappella gentilizia dedicata alla Madonna dell’Arco, con piazzale antistante e terreno retrostante coltivato ad agrumeto, che recentemente (fine 2015) è stata restaurata. Di proprietà del Santuario di Pompei, nel 2013 è stata oggetto di un accordo con il Comune di Pompei che prevedeva, oltre all’utilizzo della cappella come luogo di culto, anche come location per concerti sacri e sinfonici, mostre di arte e di cultura, convegni, sempre nel rispetto dei caratteri dello spazio liturgico.
Ma l’intervento di restauro della cappella non è stato utile per la popolazione di Civita Giuliana, perché la splendida chiesetta è rimasta ancora inutilizzata e stenta a diventare il centro propulsore della rinascita della contrada. La chiesa presenta un’organizzazione planimetrica e un accostamento di volumi di particolare suggestione per la sua pianta pressoché centrale e per l’emergere della calotta della cupola rispetto alle cappelle adiacenti. Il suo emergere visivamente rispetto al territorio circostante ne fanno un indubbio riferimento percettivo e la sua centralità rispetto al perimetro del progettato Parco archeologico agricolo sperimentale ne massimizzano le potenzialità.
Grazie all’avvenuto restauro della chiesa, infatti, anche il progetto del Parco potrebbe essere improntato non più soltanto a percorsi archeologici (con la riproduzione di ambienti di vita dell’antica Pompei) ma anche religiosi e di fede. La storia del luogo di culto, d’altra parte, rientra nelle peculiarità storiche di Civita Giuliana. La cappella gentilizia dedicata alla Madonna dell’Arco, fu costruita nel 1830 da una famiglia della nobiltà di Boscoreale, di cui la contrada faceva parte fino al 1928, prima che Pompei diventasse Comune autonomo.
L’edificazione della chiesa, su un terreno ereditato dai propri antenati, si deve a Nicola de Rinaldo, che volle dedicarla alla Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia. La cappella, tuttavia, venne inaugurata solo nel 1837, così come riporta la lapide situata sopra l’architrave dell’ingresso. Da lì in avanti essa restò nella proprietà della famiglia de Rinaldo-Zurlo fino al 1962, quando fu donata al Santuario di Pompei.
La prelatura pompeiana, guidata all’epoca dal Vescovo mons. Aurelio Signora, ne curò il restauro, restituendola in breve tempo al culto dei fedeli della contrada e di tutta Pompei. La cappella visse un periodo di splendore, divenendo un vero centro aggregativo della contrada, che però terminò nei primi anni ’90 del secolo scorso: la struttura, già provata dal sisma che nel 1980 colpì la Campania, venne chiusa a causa delle precarie condizioni di stabilità. Iniziò un periodo buio per la cappella, terminato solo con il restauro del 2015.