Civita Giuliana, crocevia tra passato e futuro di Pompei: si punta sul turismo green e sostenibile
La zona è considerata luogo ideale per un progetto ambizioso e innovativo: il Parco Archeologico Agricolo Sperimentale
POMPEI. Civita Giuliana, la contrada collinare a nord della città moderna e dell’area archeologica, potrebbe essere il crocevia tra il passato e il futuro turistico di Pompei. È proprio da queste parti, nell’ampia zona che faceva parte della collina “della Civita”, tra il 1594 e il 1600, che l’architetto Domenico Fontana, all’epoca impegnato nella costruzione di un canale che doveva portare l’acqua del fiume Sarno alle fabbriche d’armi di Torre Annunziata, incappò per la prima volta nelle rovine di Pompei. Si hanno, poi, notizie frammentarie di altri successivi ritrovamenti sporadici a Civita di oggetti e muri antichi, ma bisogna attendere il 23 marzo 1748 per vedere sulla collina pompeiana l’inizio dei primi scavi sistematici voluti da Carlo di Borbone.
Iniziarono a Civita, quindi, gli scavi destinati a riportare alla luce la città antica divenuta famosa in tutto il mondo ed è sempre qui, 270 anni dopo, che la città moderna potrebbe veder nascere l’iniziativa con cui puntare definitivamente ad uno sviluppo organico verso un modello di turismo “green” e sostenibile. Si tratta di un’area poco urbanizzata dove, accanto agli spazi verdi e a poca distanza dalle rovine di Pompei, all’occhio attento è possibile ancora scorgere il paesaggio settecentesco e ottocentesco della campagna pompeiana, immersa tra gli splendidi agrumeti, vigneti, orti e campi di nocciole.
E non a caso è proprio sulla collina di Civita Giuliana che è prevista la creazione del Parco Archeologico Agricolo Sperimentale, un complesso progetto di sviluppo turistico locale che ha l’obiettivo concreto di contribuire a trasformare in stanziale il turismo “mordi e fuggi”, cioè tipicamente escursionista, di Pompei. Tra l’altro, il progetto del Parco è incluso tra quelli approvati nell’ambito del Piano di Gestione del Grande Progetto Pompei (Gpp), con specifico riguardo agli interventi riservati alla cosiddetta “Buffer Zone”, vale a dire l’area immediatamente esterna al sito archeologico (che invece già dal 2012 è oggetto degli interventi specifici di restauro e valorizzazione previsti dal Gpp).
Potrebbe trattarsi di un’occasione importante, dunque, per una vera svolta in senso turistico dell’economia cittadina. Inoltre l’istituzione di un parco sarebbe una possibilità di sviluppo economico per un’area di grande valore paesaggistico, ma fortemente vincolata, se si coniugano la conservazione paesaggistico-ambientale, la tutela e valorizzazione archeologica e lo sviluppo economico rappresentato da nuove iniziative imprenditoriali (anche di piccole dimensioni) che possono determinare un significativo incremento degli addetti impiegati sul posto.
Le caratteristiche principali del progetto del Parco sono riassunte nella sua stessa denominazione: archeologico, in quanto la presenza dell’antico anche nell’area nord-est di Pompei rappresenta un aspetto caratterizzante; agricolo, in quanto l’area rappresenta un eccezionale terreno di applicazione del tema dei parchi agricoli, diffusi in Europa, ma ancora poco utilizzati in Italia; sperimentale, in quanto il luogo si presta ad essere caratterizzato di volta in volta da iniziative in grado di sviluppare, attraverso interventi innovativi, la conoscenza dell’antico, anche relativamente alle produzioni tipiche agricole del posto.
Civita Giuliana, confinante a nord con Boscoreale e a sud con l’area archeologica, è stata individuata come il luogo ideale per dare vita ad un progetto tanto ambizioso quanto innovativo come il Parco Archeologico Agricolo Sperimentale. Infatti mentre lungo via Roma, via Plinio e via Villa dei Misteri, in corrispondenza degli ingressi consolidati alla Pompei archeologica, la configurazione urbano-territoriale è costituita da edifici moderni, camping, parcheggi, stazioni di servizio, ecc. a nord, invece, l’antica Pompei è ancora immersa nella campagna.
Anche se oggi appare come una periferia degradata, la parte nord-orientale del territorio di Pompei si configura come un’area fortemente caratterizzata da rilevanti componenti del paesaggio rurale che però, nello stesso tempo, assume un ruolo molto significativo nei confronti dell’area archeologica, sotto vari punti di vista. In primo luogo, le caratteristiche ancora agricole di questa area sono un’espressione chiara della “natura” di quello che doveva essere l’Ager pompeianus di duemila anni fa, prima che il Vesuvio cancellasse ogni traccia di vita. Anche se è chiaro che quanto oggi visibile è il frutto di una situazione post-antica, consolidatasi a partire dal 1700 e che ha subito numerose alterazioni fino ai giorni nostri.
Il carattere prettamente rurale del sito, testimoniato sia da una ricca vegetazione sia dalla presenza di architetture, talvolta a rudere, destinate alle attività agricole, costituisce però un fattore di continuità tra il passato dell’Ager Pompeianus e il presente. Non bisogna dimenticare, infatti, che a Civita Giuliana sono documentate importanti presenze archeologiche, costituite soprattutto da ville che facevano parte del suburbio della Pompei antica. Solo pochi mesi fa, in un’area a circa 700 metri a nord-ovest delle mura dell’antica Pompei, è stato portato alla luce, durante scavi recenti, il settore produttivo-servile di un’ampia villa già indagata agli inizi del ‘900 e la relativa area destinata all’uso agricolo. Tra i ritrovamenti figura anche una tomba risalente ad un periodo posteriore all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., a dimostrazione del fatto che il territorio limitrofo non fu del tutto abbandonato.
Come spesso accade, gli edifici rurali di età “moderna” possono considerarsi quali elementi di prosecuzione di un assetto agricolo di età precedente. Tra questi c’è anche una cappella gentilizia, una tipica chiesetta di campagna, sorta intorno al 1830 e restaurata nel 2015 proprio con l’obiettivo di farne un punto di riferimento, sia dal punto di vista culturale che spirituale, per la popolazione del luogo, all’epoca poco istruita e dedita per lo più ai lavori di campagna. Qui, fino a pochi decenni fa, era tradizione consolidata quella di trascorrere il giorno di Pasquetta: un appuntamento fisso per tante famiglie pompeiane.
Civita Giuliana, inoltre, dispone di un patrimonio di vegetazione costituito soprattutto da frutteti, agrumeti, vigneti, uliveti e orti – talvolta con aree dedicate alla floricoltura – non sempre connotati da una regolarità e un’omogeneità nell’uso del suolo. Si tratta quindi di una campagna fertile, con vocazione agricola, caratterizzata da prodotti (ad esempio l’uva, le cipolle, ecc.), che rappresentano delle eccellenze sin dall’antichità. Costruire quindi un nuovo sistema di relazioni tra le aree agricole a nord di Pompei e l’area archeologica, potrebbe significare valorizzare un ambito territoriale in cui alcuni tratti caratterizzanti dell’antica campagna pompeiana, l’Ager Pompeianus appunto, emergono con grande chiarezza.
A questo contesto ambientale bisogna aggiungere la maestosa presenza del Vesuvio, imprescindibile geograficamente e storicamente nel contesto pompeiano, che nell’area settentrionale di Pompei si percepisce in maniera ancora più netta: ciò fa pensare a Civita Giuliana come un punto di contatto, una sorta di “porta” naturale tra Pompei, il vulcano e le aree ai suoi piedi. Il progetto del Parco Archeologico Agricolo sperimentale, approvato nel Grande Progetto Pompei, attraverso una sinergia tra pubblico e privato, ha quindi proprio l’obiettivo di valorizzare la natura agricola di Civita Giuliana, senza stravolgerla, ma anzi facendo emergere la notevole vocazione turistica dell’area, conservandone le specificità, legandole ancora di più ad uno sviluppo turistico sostenibile connesso alla fruizione dell’area archeologica.