Ristorante Garum: l’omaggio alla salsa di pesce che rese l’antica Pompei famosa nel Mediterraneo
E nel menù del ristorante pompeiano non possono mancare anche i sapori, i profumi e i colori della Campania di oggi
POMPEI. “Garum”, a Pompei, è una parola decisamente evocativa, perché porta subito alla mente quella salsa di pesce molto concentrata, immancabile nell’alimentazione di duemila anni fa e che, grazie agli intensi scambi commerciali marittimi dell’epoca, rese la cittadina alle falde del Vesuvio famosa in tutto il Mediterraneo. Ecco perché, quindi, Fiore Iovine, chef e patron del ristorante “Garum” della Pompei moderna ha voluto dedicare il suo locale proprio a questo alimento-simbolo della cucina antica.
E l’omaggio alla tradizione degli antenati arriva in tavola con lo spaghetto “alla Garum” (nella foto di copertina), preparato con alici fresche, pinoli, uvetta, pomodorini e tradizionale colatura di alici di Cetara, l’alimento moderno più vicino a quello che una volta era il garum. «È il nostro piatto simbolo – racconta Fiore – Un omaggio alle origini e alla magnificente storia di Pompei». Ma nel menù del ristorante “Garum” ci sono anche i sapori, i profumi e i colori della Campania di oggi.
«Proponiamo – spiega lo chef – un menù rigorosamente campano che cambia quattro volte l’anno, così da garantire ai nostri clienti materie prime che rispettino stagionalità e freschezza, oltre che alti standard di qualità». Il menù, alla carta, spazia dalle linguine alla Nerano ai ravioli alla ricotta, spigola al profumo di limone in guazzetto di vongole, grigliata di pesce, frittura di calamari e gamberi, fino ad arrivare a proposte di terra come fagottino con salsiccia, ricotta, noci e miele di acacia, parmigiana di melanzane, filetto al provolone del monaco con pinoli e uvetta.
Non mancano dolci da leccarsi i baffi a partire proprio da babà e flan al cioccolato fondente. Anche i vini raccontano la Campania, ma offrono anche un sorso d’Italia proponendo alcune etichette tra le più antiche e prestigiose cantine italiane.«Per quanto riguarda la scelta dei vini abbiamo preferito selezionare una rosa di cantine non commerciali che potessero sposarsi al meglio con le proposte gastronomiche – precisa Fiore – Nella scelta abbiamo anche tenuto conto della diversa tipologia di clientela. Dai cultori, ai wine lovers, fino al consumatore metropolitano, giovane, che cerca vini semplici, freschi, ma non banali, che sappiano trasmettere al tempo stesso i valori positivi legati al nostro territorio».