Turismo del vino, successo per la kermesse nazionale Calici di Stelle che si è svolta a Pompei
La serata con degustazione di vini si è svolta nella Winery Bosco de’ Medici, sul tema dell’asse Campania-Lombardia
POMPEI. La città di Pompei è il posto migliore della Campania Felix per la pratica della cultura del vino, sulla scia di un’antica tradizione rinverdita nell’ultimo ventennio dall’attività del Laboratorio di Ricerche Applicate della Soprintendenza di Pompei dell’indimenticabile Anna Maria Ciarallo. La storia di Pompei antica rivive ancora nei resti delle splendide ville vesuviane affacciate sul Golfo di Napoli dove all’otium (una filosofia della vita che sta tornando di moda) si abbinava la dieta mediterranea e il negotium si praticava con la produzione (e commercio) del vino pompeiano.
Ecco il motivo per cui dev’essere accolta con un forte plauso l’iniziativa dell’imprenditore Giuseppe Palomba di Pompei per aver reso, insieme al suo staff di professionisti, tecnici e collaboratori di ogni livello, la winery di Bosco de’ Medici, teatro di “Calici di Stelle”, la rinomata kermesse nazionale del Movimento Turismo del Vino che alla conoscenza della sua storia produttiva delle produzioni locali abbina la pratica della degustazione. Alla conversazione consapevole su territorio, metodo, passione e lavoro del vignaiolo si accompagna l’allegria dello stare a tavola e la socievolezza del rapporto umano che si realizza nell’amicizia.
“In vino veritas” recita un famoso proverbio latino. Il poeta Orazio lo commentò facendo notare che l’ebbrezza ha il pregio di far vedere le cose nascoste e che il vino è la bevanda che meglio fa intendere se una persona è veramente degna della nostra amicizia. Per restare nell’argomento veniva da farsi qualche domanda al convegno (domenica 12 agosto 2018), con relatori d’eccellenza come il comunicatore di Bosco de’ Medici Winery, Antonio Russo, e il vignaiolo lombardo Carlo Pietrasanta, fondatore e primo presidente del Movimento Turismo del Vino Italia. Una di queste ha riguardato la natura delle stelle tutelari dell’incontro tra Piedirosso di Bosco dei Medici e Pinot Nero della Lombardia.
«Erano più stellati i vini della degustazione o l’“umore” dei presenti al terzo, quarto calice di nettare rosso?». Ospiti privilegiate, nell’esperienza condivisa che non ha confini, aziende rinomate dell’Oltrepo Pavese. Un territorio che disegna sulla carta geografica della Regione Lombardia la sua vocazione, vale a dire la sagoma della foglia di vite. In cattedra Castello di Luzzano di Guerci, di Manuelina, di Pietrasanta e Montelio. Sono a confronto due storie produttive e due gusti diversi di vino rosso descritte nel laboratorio di degustazione del Piedirosso di Bosco de’ Medici che rende omaggio all’ospite Pinot Nero di Lombardia.
Ecco la sequenza dei vini in degustazione: Castello di Luzzano – Umore Nero – Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc 2017; Guerci – Sinté Russ – Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc 2017; Manuelina – Solo Nero – Pinot Nero Oltrepò Pavese 2016; Pietrasanta – Pinot Nero Collina del Milanese Igt 2016; Bosco de’ Medici – Pompeii – Piedirosso Pompeiano Igt Rosso 2015; Bosco de’ Medici – Pompeii – Piedirosso Pompeiano Igt Rosso 2017; Montelio – Costarsa – Pinot Nero Oltrepo Pavese Doc 2016; Montelio – Costarsa – Pinot Nero Oltrepo Pavese Doc 2008; Montelio – Costarsa – Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc 1990.
Bosco de’ Medici è una recente griffe enologica dal retaggio antico. Decolla nel 2014 grazie al progetto dell’enologo Vincenzo Mercurio basato sull’uva prodotta in 8 ettari di vigna, sul territorio tra Terzigno e Boscoreale (Pagus Augustus Felix Suburbanus dell’antica Pompei). Propone 4 etichette: Lavaflava – Vesuvio Doc Lacryma Christi; Bianco (Caprettone 85% e Falanghina 15%); Lavarubra – Vesuvio Doc Lacryma Christi Rosso (Piedirosso 85% e Aglianico 15%); Pompeii – Pompeiano Igt Bianco (Caprettone 100%); Pompeii – Pompeiano Igt Rosso (Piedirosso 100%).
Ad ottobre andrà a regime la produzione realizzata con un progetto straordinariamente innovativo nella concezione ma dalla memoria antica. Parliamo del nuovo vino che sarà prodotto da Bosco de’ Medici, a base Caprettone, ma realizzato con vinificazione di nuova sperimentazione: fermentazione, macerazione ed affinamento in dolia di terracotta dell’Impruneta. L’Imprunéta è un centro toscano che produce (e dà il nome) con tecniche antiche recipienti di terracotta del vino riproducendo le forme archeologiche. È famosa per le origini etrusche comuni all’antica Pompei. Alla fine si prospetta in autunno una bevuta di vino nuovo dal sapore antico, grazie al progetto aziendale di Bosco de’ Medici che punta a riproporre il valore di antiche pratiche enologiche tanto decantate da Plinio il Vecchio e da Columella.