Raccolta fondi per ridare un tetto alla Casa di Cecilio Giocondo: così la domus potrà riaprire
È l’ambizioso obiettivo dell’associazione culturale Familia Caecilii, che dal 2015 sta studiando l’edificio pompeiano
POMPEI. Realizzare il tetto della Casa di Cecilio Giocondo, ma anche restaurarne i pavimenti e consolidarne le pareti, per poterla finalmente riaprire al pubblico e restituire a Pompei un altro magnifico gioiello del suo grande passato. È questo l’ambizioso obiettivo dell’associazione culturale canadese Familia Caecilii, che dal 2015 sta studiando la domus pompeiana con l’obiettivo di giungere alla costruzione di un tetto sopra la casa che fu del più noto imprenditore e uomo d’affari della città antica, la cui attività è stata paragonata a quella di un odierno banchiere.
«Vogliamo proteggere la casa e i mosaici, in modo che essa possa essere studiata e apprezzata anche dalle generazioni future» è la mission della non-profit, che – soltanto dopo la stipulazione di una convenzione con il Parco Archeologico di Pompei – lancerà una importante campagna internazionale di raccolta fondi sul proprio sito web (https://houseofcaecilius.com/fundraise) e sui principali social network (Facebook e Instagram) per raggiungere la somma necessaria a coronare il sogno di costruire il tetto e rivedere finalmente aperta la Casa di Cecilio Giocondo. Chiunque potrà dare il proprio contributo (persone fisiche, semplici appassionati, aziende, enti pubblici o privati) ed entrare così a far parte della grande “Familia Caecilii”.
Insomma sarà una sorta di “mecenatismo diffuso”, che parte “dal basso” e punterà a coinvolgere quante più persone possibile, anche con piccoli contributi. La strada, tuttavia, è ancora lunga: per realizzare il tetto dell’ambiente principale della domus serve circa un milione di euro. Almeno un altro milione servirà subito dopo per realizzare una seconda copertura per un altro ambiente secondario della casa e procedere, quindi, al restauro di pareti e pavimenti. «L’ottimismo non ci manca – spiega Margaret Anne Gillis, docente di latino e presidente dell’associazione non profit “Familia Caecilii” – e contiamo di realizzare il nostro progetto entro i prossimi tre-cinque anni».
In questa avventura l’associazione canadese può contare anche sulla partnership con l’Istituto Svedese per gli Studi Classici di Roma, diretto da Kristian Göransson, che già qualche anno fa ha studiato la Casa di Cecilio Giocondo per realizzarne nel 2014 un modello digitale in 3D a scopo divulgativo. L’attività dell’associazione “Familia Caecilii” a Pompei, invece, è partita nel 2015, con una importante e necessaria fase di studio sulla Casa di Cecilio Giocondo, che è durata circa due anni. Successivamente è stato possibile procedere alla redazione del progetto per la copertura della domus, che è stato affidato all’architetto Livia De Andreis. Ora l’associazione canadese sta lavorando per stipulare una convenzione con il Parco, affinché l’attività possa entrare nel vivo, con il lancio della raccolta fondi che servirà a finanziare la costruzione del tetto e il restauro della casa pompeiana.
«L’idea fondamentale di questo progetto – si legge sul sito web ufficiale dell’associazione culturale – è che si tratta di uno sforzo di gruppo. La Familia Caecilii è un gruppo che lavora per salvare la Casa di Cecilio Giocondo e vogliamo che tu diventi parte di questo gruppo. Più che una singola donazione, vogliamo coinvolgerti nel progetto. Questa è un’opportunità incredibile per aiutare direttamente a preservare una parte di un sito patrimonio dell’Unesco. Vogliamo renderti partecipe, che tu sia un insegnante, uno studente o semplicemente qualcuno interessato a preservare questo incredibile sito». Per entrare a fare parte della grande famiglia di mecenati, non sarà necessario investire soldi: chi vuole, può offrire anche tempo e competenze professionali alla causa di “Familia Caecilii”. L’obiettivo, dunque, è ambizioso, ma non irraggiungibile.
C’è da dire, infatti, che il personaggio di Cecilio Giocondo, una sorta di “banchiere” e imprenditore della Pompei di duemila anni fa, è molto conosciuto e apprezzato nei Paesi di cultura anglosassone, in particolar modo tra gli studenti che scelgono un percorso di studi ad indirizzo economico. Nato durante il regno dell’imperatore Claudio, Lucio Cecilio Giocondo fu probabilmente il figlio di un ex schiavo. Era un’impressionante imprenditore impegnato in una varietà di iniziative economiche, che comprendevano il prestito di denaro, la riscossione delle tasse, il ruolo di banditore, l’affitto delle sue terre agli inquilini; fu, tra le altre cose, un commerciante di stoffe e un mercante di schiavi.
Quando nel 1875 fu scavata la sua casa, infatti, venne ritrovato un archivio composto da ben 154 tavolette cerate, che contenevano gli atti relativi ad operazioni finanziarie messe in essere da Cecilio Giocondo tra il 52 e 62 d.C.: su quelle tavolette erano state registrate le somme da lui versate a persone per conto delle quali aveva venduto beni (mobili ed immobili, animali e schiavi), riscosso affitti, prestiti garantiti da merci, o incassato tributi, operazione effettuata, quest’ultima, per conto dell’amministrazione della colonia cittadina. Per tutte queste attività Cecilio Giocondo aveva tenuto per sé una provvigione che oscillava tra l’1% e il 4% del valore totale della transazione.
In quelle “ricevute”, straordinaria testimonianza della vita economica della città, è indicato il nome del venditore, in un caso anche del compratore, talvolta l’oggetto della vendita, i nomi dei testimoni e la somma versata dal “banchiere” ante litteram. Si tratta perlopiù di cifre modeste, talvolta poche centinaia di sesterzi, ma c’è anche una transazione finanziaria da 38.000 sesterzi, la più alta in assoluto tra quelle giunte sino a noi, a conferma che i cittadini che usufruivano di questo servizio appartenevano al ceto medio di Pompei, erano commercianti o proprietari terrieri di medio calibro.
Ecco perché, dunque, negli atenei di Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, si studia la biografia del personaggio dell’antica Pompei e le sue redditizie attività imprenditoriali e commerciali per comprendere a fondo quali erano le dinamiche economiche di una città di epoca romana. «Per questo – come ha spiegato Margaret Anne Gillis – presto partirà una campagna di raccolta fondi in questi Paesi: puntiamo molto sui contributi che potrebbero arrivare non solo da Università, docenti e ricercatori, ma anche da studenti appassionati di Pompei e della figura emblematica di Cecilio Giocondo».
Resa famosa più che altro dalle attività economiche del suo proprietario, la domus merita comunque di essere visitata. La casa è stata costruita tra la fine del III secolo e l’inizio del II secolo a.C., in opera a telaio di calcare del Sarno, con l’uso del tufo per le parti decorative. L’edificio, scavato nel 1875, è molto noto anche per i due rilievi, uno rubato, l’altro in deposito, posti a decorare il larario (sacello domestico), che rappresentano con vivace tratto popolare gli effetti del sisma (del 62 d.C.) su alcuni edifici pubblici pompeiani.
A sinistra del tablino è stato ritrovato, invece, il calco del ritratto del banchiere Lucius Caecilius Iucundus, che abitava la casa al momento della tragica eruzione del Vesuvio, nel 79 d.C. Su uno degli ingressi della domus, c’è il mosaico a tessere nere di un cane, che non a caso è diventato il logo e la mascotte dell’associazione culturale canadese che si sta interessando al recupero dell’edificio. Ecco perché, dunque, sarà importante contribuire al progetto portato avanti da “Familia Caecilii”: giungendo alla realizzazione del tetto della domus e al suo completo restauro, sarà possibile per tutti tornare a visitare questa meraviglia di Pompei.