Turismo, Domenica a ingresso gratuito: più costi o più benefici per l’area archeologica di Pompei?
Gli episodi di inciviltà hanno provocato lo sdegno di quanti hanno a cuore la sicurezza della famosa città-museo vesuviana
POMPEI. Quando la valorizzazione nel Parco Archeologico di Pompei diventa pericolo per le sue strutture e comporta rilevanti oneri per i servizi (spazzatura, verde e bagni inagibili) è necessario fermarsi in tempo prima che i danni (e i costi) siano superiori al guadagno d’immagine. La considerazione vale per l’ingresso gratuito (per Pompei antica e gli altri musei italiani) che nella prima domenica di ogni mese induce 15-20 mila visitatori a visitarla. Al contrario, il campanello d’allarme dovrebbe suonare appena si supera la soglia dei 5mila visitatori nel Parco Archeologico di Pompei.
L’argomento ha suscitato numerose proteste sui social. Aumentano di volta in volta, col racconto di nuovi episodi d’inciviltà inaudita, a cui è dato assistere nelle giornate di gratuità che hanno provocato lo sdegno di quanti hanno a cuore la sicurezza della famosa città-museo vesuviana, riemersa dalla ceneri del Vesuvio dopo 16 secoli. In una delle sue ultime visite a Pompei, il ministro Franceschini, ideatore della gratuità mensile nei musei nazionali, fu avvicinato da una guida turistica, portavoce di tanti che, come lei, chiedevano di ripensarne il progetto.
Ora che la competenza in materia è passata a Bonisoli, l’argomento è tornato all’ordine del giorno, sollecitato anche dalle considerazioni fatte dopo la recente caduta nel complesso di Championnet di una colonna antica, su cui è inciampato un turista. Dopo questo episodio, tutti sono rimasti d’accordo che solo la prevenzione può fornire la migliore tutela per gli Scavi di Pompei. Bisogna ricordare che nelle giornate di ticket a costo zero non aumenta la vigilanza rispetto alle giornate a tariffa piena, in cui è in servizio, nel turno diurno e pomeridiano, una squadra di 20-23 vigilanti (a parte il personale Ales).
Considerato che il servizio di vigilanza è ripartito su 22 zone, che l’area del Parco visitabile è di circa 26 ettari e che alcuni custodi vanno ai servizi fissi, ne consegue che la superficie della città antica vigilata da ogni custode è poco più di un ettaro (dei 44 scavati). Considerazioni che rendono evidente la scarsa efficacia della custodia nei giorni di “invasione indiscriminata” del monumento ad ogni esenzione dal pagamento del ticket d’ingresso. In quei giorni fatidici se ne vedono di tutti i colori e sono molti i testimoni di episodi di vandalismo che è difficile contenere. I social sono pieni di storie incredibili: turisti che si arrampicano sulle sculture antiche per farsi fotografare, altri che si mettono a ballare o saltare sui mosaici, ecc.
Bisogna considerare che una ventina di custodi ministeriali devono tenere sotto controllo un tessuto urbano che rivive con la presenza dei visitatori. La direzione del Parco Archeologico di Pompei ha proposto recentemente alle rappresentanze sindacali un diverso paradigma organizzativo, in sostituzione del controllo estensivo vigente (basato sulla divisione del territorio per il numero dei custodi) che pur valido negli anni ’50, con minori presenze turistiche, viene ritenuto attualmente meno efficace del sistema di controllo puntuale (già sperimentato con il personale Ales), che prevede l’assegnazione nominale di custodi sulle singole domus.
Sarebbero anche previste ronde aggiuntive e andrebbe riformulato il quadro orario con il riconoscimento del buono pasto (7 euro) per il servizio diurno. È stato messo in campo recentemente uno sforzo organizzativo per migliorare numero e qualità dei controlli, che diventeranno presto operativi ma non basteranno a garantire l’integrità del monumento archeologico pompeiano quando sarà invaso dalle esorbitanti visite nelle domeniche gratuite. Per questo motivo aumenta la richiesta di ripensarne la regolamentazione con una fruizione sostenibile del monumento, limitando il numero degli ingressi.
Nel potenziamento dei controlli è entrato da poco in funzione il nuovo impianto di videosorveglianza che prevede 400 telecamere, la copertura totale del perimetro dell’area archeologica, quella parziale dei 5 assi viari e telecamere che sorvegliano 25 domus. È prevista anche la copertura di 13 ingressi carrabili e 17 telecamere che presidiano i cantieri del Grande Progetto Pompei. Si tratta di una forma innovativa di prevenzione che a regime dovrebbe essere molto utile ma che non basterà da sola ad annullare gli imprevisti, i pericoli e i maggiori costi di gestione derivanti da un numero incontrollato di ingressi al Parco Archeologico di Pompei.