Scavi, l’annuncio del direttore Osanna: «Presto apriremo al pubblico la necropoli di Porta Stabia»

La tomba monumentale scavata un anno fa, ha fornito dati straordinari degli ultimi decenni della storia di Pompei antica

POMPEI. La tomba monumentale scavata l’anno scorso nella necropoli di Porta Stabia, all’interno del Parco Archeologico di Pompei, fornisce dati straordinari degli ultimi decenni di storia pompeiana, attraverso l’epigrafe funeraria di un personaggio riconosciuto, dal professore Massimo Osanna, in Alleius Nigidius Maius. Il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei ha annunciato in una conferenza tenutasi il 12 aprile scorso a Boscoreale, convocata dall’associazione Amici di Pompei, l’organizzazione (probabilmente a luglio) di un convegno scientifico interamente dedicato all’argomento.

Proprio in queste ore, dal suo profilo Instagram, il direttore Osanna ha annunciato la prossima riapertura al pubblico di tutta l’area della necropoli di Porta Stabia, con le sue tombe monumentali. «È in corso – fa sapere Osanna – il progetto di restauro nella necropoli di Porta Stabia. Presto apriremo al pubblico l’area delle tombe monumentali scoperte a Pompei nella zona di Porta Stabia. Le tombe fanno parte di una necropoli poco conosciuta che si sviluppò a fianco di un importante ingresso nel settore meridionale delle mura cittadine».

In un altro post di Instagram, Massimo Osanna, sempre a proposito del progetto di restauro della Necropoli di Porta Stabia, scoperta nel 2001 e mai aperta al pubblico, specifica che: «Una tomba presenta una porta in pietra calcarea assicurata da una serratura di bronzo. Due graffiti sono sulla parte anteriore della porta. “Iarinus Expectato / ambaliter unique sal(utem) / Habito sal(utem)“. Ovvero: “Iarinus manda i saluti a Expectatus come amico per sempre/saluti a Habitus”. Ambaliter è un errore ortografico (intenzionale?). Di amabiliter e ubique per ubique. Sopra il nome di Habitus qualcuno ha disegnato un fallo. I graffiti di saluto dei festaioli sono comuni sulle tombe di Pompei».

All’inizio del 2017, nel corso della ristrutturazione degli edifici demaniali di San Paolino, proprio nei pressi della necropoli di Porta Stabia, è stata scoperta un tomba monumentale sita a ridosso di una palazzina destinata ad ospitare la biblioteca del Parco. «Quando notai che si trattava di un monumento di marmo ho capito che era qualche cosa di notevole» ha dichiarato Osanna nella conferenza dello scorso aprile. «Siamo stati coraggiosi nella decisione di proseguire lo scavo con fondi autonomi – ha proseguito – dal momento che la Comunità Europea non riconosce le varianti in corso d’opera».

Il risultato finale è stato superiore alle aspettative, considerato che è emerso un monumento funebre che non ha confronti a Pompei e che fa luce su una pagina interessante di storia dell’antica colonia romana. La tomba appartiene ad un personaggio protagonista degli ultimi anni della vita di Pompei. Il suolo su cui poggia, caratterizzato da uno spesso strato di lapilli, presenta evidenti tracce del passaggio delle carovane di fuggiaschi che tentarono di scampare alla terribile eruzione del 79 d.C. La tomba è dotata d’una iscrizione elegiaca di 4 metri di lunghezza, con testo disposto su sette righe, riferite alle res gestae (imprese) del personaggio nell’elargizione di “panem et circenses” (pane e giochi circensi) verso i clientes (protetti).

L’iscrizione sepolcrale contiene gli episodi salienti della vita della “virum optimum” (uomo eccellente) nel racconto avvincente che riguarda gli ultimi anni di Pompei e contiene la biografia del personaggio (Nigidius) a partire da quando indossò la sua “toga virile” offrendo un grande banchetto ai pompeiani, con l’allestimento di 456 triclini, ognuno con 15 uomini (trattandosi di maschi capo-famiglia aiuta a calcolare la popolazione di Pompei in quel periodo storico, stimata in circa 30mila unità) e uno spettacolo con 416 gladiatori (numeri mai registrati a Pompei, considerato che le iscrizioni precedenti citavano al massimo 30 coppie di contendenti).

La scoperta maggiore riguarda gli episodi inediti sulla rissa del 59 d.C. fra pompeiani e nocerini, con la messa in luce di lati oscuri dello scontro sanguinario descritto da Tacito. Nell’elogium sepolcrale il nostro personaggio vanta buoni rapporti con l’imperatore Nerone, al punto tale da ottenerne il favore di riportare a casa i Pompeii. Vale a dire  i sommi magistrati, esiliati a seguito dei risultati delle indagini sul caso, che accertarono che il torbido intrigo, che assunse enormi proporzioni, aveva coinvolto le maggiori famiglie di Pompei in una rissa epocale. Sempre nell’iscrizione c’è il racconto della festa di nozze del personaggio, arricchita da grandi spettacoli gladiatori, accompagnanti da venationes (combattimenti con belve feroci) così ricche dall’impiegare anche bestie di razza esotica.

Per questa grandezza il popolo lo acclamò “patronus”, titolo che lui respinse dichiarandosene indegno. Le iscrizioni lapidarie, invece, lo definiscono Princeps Coloniae, un titolo onorifico che lo qualificherebbe come “il migliore della colonia”. Ma chi era alla fine il nostro defunto eccellente? L’iscrizione risulta priva dell’elemento fondamentale, presumibilmente collocato, a caratteri più grandi, su un blocco a parte della sommità tombale. L’integrazione delle informazioni con quelle di altre iscrizioni fa ipotizzare l’identità di Alleius Nigidius Maius, celebrato per i sontuosi spettacoli gladiatori. La ricostruzione della sua carriera apre uno squarcio interessante sulla mobilità sociale a Pompei durante la sua esistenza.

Nigidius nacque figlio di un liberto. La salma della madre fu deposta in una tomba molto più umile di quella del presunto figlio, che invece era ricoperta di ricco marmo e che fu trovata ben conservata, in quanto edificata poco prima dell’eruzione. Le fasi essenziali della vita del “virum optimum” furono celebrate con banchetti, elargizioni di pane ma anche di danaro, oltre che con grandiosi giochi, come allestimenti di combattimenti tra gladiatori e contro bestie feroci. Iniziative che illuminarono la carriera politica col risultato gratificante di vederlo aedileduumvir quinquennial duumvir prima dei quarant’anni.  Successivamente, pervenne al vertice della Magistratura con la prestigiosa carica di duoviro. L’ultimo dato interessante emerso dallo scavo della tomba monumentale della necropoli di Porta Stabia è collegata all’ipotesi che la parte superiore fosse originariamente rifinita con un rilievo di marmo conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann).

La menzione degli spettacoli gladatori e le venationes dell’elogio fanno ipotizzare che la parte superiore della tomba potesse essere rifinita dal rilievo di quattro metri con scene gladiatorie e di caccia con animali conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Tale rilievo presenta dimensioni compatibili con il monumento, lungo com’è circa 4 metri. Inoltre risponderebbe bene alla biografia del defunto, descritto come impresario di giochi. Anche il luogo della sua scoperta (Porta Stabia, appunto) da parte del soprintendente Avellino negli anni ’40 del 1800, porta a concludere che si tratterebbe del pezzo superiore della tomba monumentale scavata l’anno scorso. Finora, per dimostrare la compatibilità del rilievo con la tomba, è stata fatta una “prova d’incastro virtuale”. Prima o poi se ne deciderà l’inserimento materiale, allo scopo di verificare sul campo l’ipotesi scientifica.

Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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