Le guide turistiche campane scendono in piazza: la categoria protesta il 19 giugno a Pompei
Nel mirino dei “ciceroni” c’è la legge 97/2013 accusata di appiattire le competenze locali specifiche delle guide
POMPEI. Le guide turistiche della Campania sono sul piede di guerra e annunciano una giornata di protesta il prossimo 19 giugno a Pompei. In una nota i “ciceroni” hanno spiegato quali sono i motivi del loro malcontento. Protestano «per dire “no” alla paradossale e infelice situazione di crisi in cui versano a causa di scelte sbagliate, compiute da politici, nazionali e internazionali, e da inadeguati funzionari, che invece di valorizzare una figura motrice dell’economia turistica italiana hanno contribuito a dequalificarla».
Accuse molto dure per le quali le guide sono pronte a inscenare una protesta ad oltranza. «Ora basta! Siamo stati troppe volte massacrati sotto i fendenti inferti dagli ultimi Governi e non si può più attendere» afferma Pietro Melziade presidente dell’Associazione Guide Turistiche Campania (Agtc), che aggiunge: «Il fenomeno dell’abusivismo, della competizione sleale, dell’assenza di una regolamentazione di accesso alla professione, della disciplina sui siti da proteggere, prevista per legge, rappresentano per l’associazione un punto su cui urgentemente avere risposte».
Secondo l’Agtc «La confusione nel settore è conseguenza della decisione dei parlamentari di non ritenere requisito necessario, per esercitare il mestiere di guida turistica in tutta Europa, una competenza locale specifica e quindi dell’obbligo per l’Italia di adeguarsi a questa decisione. Nel 2013 viene approvata la legge 97 che, nell’articolo 3, appiattisce tutte le competenze specifiche delle guide: senza ulteriori esami le guide europee possono entrare in Italia mentre quelle italiane da regionali diventano nazionali. Se da una parte viene ampliato il territorio di azione dall’altra si perde la prerogativa di competenze territoriali, specifiche».
«In realtà se uno legge il comma 3 del’articolo 3 della legge 97/2013 – spiega Pietro Melziade – si rende conto che prevede una tutela, una garanzia per la qualità e la legittimità di una professionalità adeguata con l’introduzione dei siti protetti per i quali sarebbe servita una abilitazione specifica. Invece – prosegue Melziade – la beffa oltre al danno, poiché dei tre commi previsti dalla legge si è data attuazione solo ai primi due trascurando volutamente il più importante, ovvero il terzo, quello diretto ad individuare i siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico per i quali occorre una specifica abilitazione, nonché i requisiti necessari ad ottenere tale abilitazione e la disciplina del procedimento di rilascio».
Secondo quanto riferiscono le guide, «questo comma resta lettera muta su carta, mentre non sono neppure state dettate nuove regole per l’accesso a questa professione. Ancora oggi, dopo 5 anni, alcune Regioni continuano a realizzare esami abilitanti alla professione di guida turistica che verificano le competenze solo su ambito regionale, ma con effetto nazionale. Talvolta, come è successo in Puglia (oltre 9.000 iscritti all’esame) sono stati abilitati senza neppure un colloquio orale ma basando tutto solo su risposte a quiz già forniti prima. In Toscana, fino a pochi giorni fa, sono state rilasciate delle abilitazioni con corsi a pagamento da società di formazione a cui le Regioni hanno delegato questo compito, mentre – ricordano i “ciceroni” campani – un altro esame abilitante è imminente in Sicilia».
«La legge del 2013 – aggiunge ancora il presidente dell’Agtc – si è limitata a stabilire la portata nazionale del titolo, ma non ha riformato la disciplina che regola le modalità di conseguimento dell’abilitazione. Pertanto non vi è alcuna norma di legge statale che stabilisca i principi fondamentali della materia che, trattandosi di professione, solo la legge statale può porre. Le Regioni non possono stabilire le nuove modalità di conseguimento del titolo (nazionale) di guida turistica». L’Italia, che ha il maggior numero di siti dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, non ha tutelato – secondo quanto lamentano le guide – una delle professioni più belle e caratteristiche che coinvolge oltre 30mila guide.
«Le conseguenze di tutto ciò sono sotto gli occhi di tutti – continua Melziade – Una qualità inferiore dei servizi offerti, un aumento delle prestazioni a nero e della concorrenza sleale che si manifesta in un vero e proprio “abusivismo incontrollato”, una sorta di vera e propria “guerra tra i poveri”: guide non autorizzate, abusivi con al collo strani badge (che a volte risultano essere solo biglietti d’ingresso) che entrano indisturbati ovunque, molti dei quali offrono servizi al nero e sottopagati». Da questi motivi nasce la protesta del prossimo 19 giugno, che ha un obiettivo preciso.
«Con l’espressione del nostro dissenso – sostiene Melziade – chiediamo controlli seri e costanti, chiediamo che finalmente il Ministero dia delle risposte concrete. A nostro avviso il Ministero dopo la promulgazione delle legge 97/2013 avrebbe avuto tre possibilità: Applicare pienamente con tutti e tre articoli la nuova legge e dettare, con l’emanazione di una nuova legge, il riordino della categoria con regole comuni a tutte le Regioni. Seconda ipotesi: sospendere per mancanza di concreta applicabilità l’art. 3, in attesa di una legge di riordino della professione. Oppure, infine, avrebbe potuto sospendere, in attesa della definizione di siti protetti e di guide specialiste, almeno qualsiasi esame abilitante nell’attesa di regole comuni. Il Ministero invece – conclude Melziade – non ha fatto niente, si è reso il maggior responsabile del caos dilagante e degli evidenti danni al patrimonio culturale italiano, che sono sotto gli occhi di tutti». (c.s.)