Il 17 marzo nella Pompei antica si festeggiavano i Liberalia, il passaggio alla maggiore età dei giovani
POMPEI. Il 17 marzo a Pompei, come in tutto il mondo antico greco e romano, si festeggiavano i Liberalia. Questi ultimi erano celebrazioni in onore di Liber Pater e della consorte Libera. Due genitori da cui gli adolescenti dovevano necessariamente “liberarsi” per crescere e diventare adulti. Evitando, se possibile, di passare da “liberati” a “libertini”.
A 16 anni i ragazzi diventavano adulti, vale a dire soggetti attivi del diritto romano ma anche delle pratiche sessuali a cui avevano più liberamente accesso, dal momento che non erano più sorvegliati come fanciulli e considerato che nelle ville patrizie dell’epoca non mancavano “distrazioni”.
Nelle ricorrenze citate, come in tutte quelle del mondo antico greco e romano, era fondamentale il rito di passaggio dal vecchio al nuovo in una prima parte privata ed una seconda pubblica.
Entrambe le parti erano sacrali, ma mentre la prima era drammatizzante la seconda era socializzante, nel senso che si risolveva nella degustazione di cibi della tradizione e molto frequentemente (come nei Liberalia) si concludeva nei baccanali.
Il rito nei Liberalia è legato ad oggetti che assumono significato a seguito di comportamenti prestabiliti. Si partiva da casa, dove una bulla (collana d’oro o di cuoio), donata alla nascita del ragazzo (come la catenina d’oro con santino dei nostri battesimi), veniva disposta sull’altare dei Lari (gli spiriti protettori dei defunti).
Seguiva la vestizione togata. Il maggiorenne indossava la toga virile spogliandosi della tunica infantile. Quindi si passava alle “pastarelle”: il festeggiato con famiglia proseguiva in pubblico il suo rito d’iniziazione. Venivano distribuiti dolci a base di miele e olio dalle sacerdotesse del dio Libero, che non era altro che il greco Dioniso celebrato in primavera, stagione di risveglio della natura.
Per chi lo conosce bene, quello è un dio che non si ferma certo all’olio e al miele sulle pastarelle. Nelle feste dionisiache si realizza la trasformazione dell’essere attraverso la liberazione dei sensi dai legami inibitori.
Il traguardo finale è rappresentato dalla conoscenza ottenuta attraverso la pratica del piacere e dell’eccitazione fisica a partire dalla musica, dalla danza e dalla poesia, insieme alla degustazione abbinata di cibo e vino, per non parlare del sesso, che tra i pagani era al di fuori di ogni legge morale.