Ri… a proposito dei grandi glicini ristoratori di Pompei
Errata corrige del reo confesso sui glicini di via Piave e di via Lepanto
POMPEI. Qualche giorno fa mi ha telefonato il mio giovane amico Marco Pirollo, valente giornalista-editore del periodico “Made in Pompei”, per comunicarmi compiaciuto che il mio articolo su “I grandi Glicini ristoratori” era stato molto apprezzato. In internet, infatti, sul sito web del giornale, l’articolo aveva fino a quel momento “ricevuto” visite da un numero inatteso di lettori, fino a superare l’incredibile soglia di duemila e settecento lettori/navigatori dell’infinito spazio web.
Egli mi raccontava anche che alcuni cittadini lo avevano fermato in strada per complimentarsi per l’articolo che dicevano di avere letto volentieri… anzi! Qualcuno segnalava che il glicine tal dei tali era stato da me dimenticato, che un altro era stato tagliato nelle more della pubblicazione del mio articolo, un altro ancora non era l’unico, ma in coppia con un suo simile. Da qui il direttore di Made in Pompei deduceva l’esigenza di farmi completare l’articolo con un suo bis. Eccomi qua quindi a rimediare, come reo confesso. Comincio dall’incredibile dimenticanza che io stesso in verità avevo già registrato con mio rammarico, dopo l’uscita del giornale.
Comincio dal centro-città di Pompei, dove la via Piave, breve e diritta, arrivava nella piazza del Santuario dalla stazione dell’allora Circumvesuviana (nda: oggi Eav-Ente Autonomo Volturno: “…e che ci azzecca?” avrebbe detto Di Pietro, quando andava di moda). Essa ospitava ben due ristoranti, oggi chiusi da tempo: lo storico Ristorante Imperiale condotto dai ristoratori Ravallese nei pressi della piazza del Santuario e il più moderno Ristorante del Siciliano, condotto dagli Zito, più vicino alla stazione ferroviaria. Il glicine del Giardino del Ristorante Imperiale non c’è più, perché fu sostituito in seguito a un ampliamento del fabbricato che ospitava il ristorante, durante il secondo dopoguerra.
Il glicine del Siciliano, invece, ancora oggi espande la sua ombra e il suo profumo per centinaia di metri quadrati nel giardino, una volta postico rispetto al ristorante. Questi due sono i glicini “cittadini” che sono sfuggiti al mio articolo. Chiedo scusa al lettore, ma il lapsus è imperdonabile perché ho sotto gli occhi i due giardini giorno e notte, letteralmente.
Diversa e più perdonabile la mia omissione, parziale, riguardante lo storico glicine dell’Hotel Ristorante Amitrano. Ebbene, in questo caso a piantarlo provvide don Luigi Amitrano, il fondatore del ristorante, padre di Pasquale e nonno di Luigi, entrambi ancora sulla breccia come ristoratori e albergatori. Il glicine vasto e ombroso che accoglie gli avventori oggi è quello che il nonno Luigi recuperò dalle devastate rovine dell’allora famoso Hotel del Sole, distrutto da un bombardamento “alleato” nel 1943, durante la seconda guerra mondiale. Egli lo ripiantò con amore e fiducia nel futuro. Ma questa è un’altra storia…