I Longobardi (ri)provano a conquistare Napoli

Grande attesa per la mostra sul popolo “dalle lunghe barbe” in programma al Mann dal 21 dicembre 2017 al 25 marzo 2018

NAPOLI. C’è grande attesa per “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”, la mostra che dal 21 dicembre 2017 al 25 marzo 2018, dopo i consensi raccolti a Pavia, troverà poi accoglienza nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann). Anche perché se i Longobardi hanno cambiato la storia d’Italia, la mostra napoletana su questo popolo “rischia” in qualche modo di cambiare la storia del Mann, che per la prima volta si apre a raccontare un periodo storico non compreso nella classicità, instaura strategiche sinergie con altri luoghi d’interesse culturale (il Museo del tesoro di San Gennaro e le Catacombe di San Gennaro), ma anche con operatori in primo piano nel mondo del turismo, capaci di orientare i flussi turistici.

Non a caso la presentazione ufficiale dell’evento espositivo (organizzato da Villaggio Globale International) si è tenuta lunedì 6 novembre a bordo della “Meraviglia”, ultima nata in casa Msc Crociere, varata soltanto lo scorso giugno: la compagnia di navigazione e il Museo napoletano hanno infatti avviato una collaborazione finalizzata alla promozione della visita al Mann nei confronti dei tanti crocieristi che ogni anno sbarcano a Napoli. «Oggi siamo su una meraviglia di nome e di fatto» ha esordito il direttore del Mann, Paolo Giulierini, nel suo intervento introduttivo aggiungendo: «Siamo qui perché è necessario fare rete con la città e con il territorio».

Quanto alla mostra sui Longobardi, Giulierini ha aggiunto: «È un argomento inedito per il Mann, ma se si vuole parlare di antico, sfociando nell’Alto Medioevo non si può non tener conto dei Longobardi, dei Bizantini, dei Normanni, che hanno avuto un peso fondamentale nella costruzione politica della Campania. Per questo la mostra, che porterà a Napoli oltre 300 pezzi che illustreranno la vita in epoca longobarda, è importante anche per riflettere su un tema attuale come l’unità d’Italia. Dopo Napoli, i Longobardi arriveranno all’Ermitage di Sanpietroburgo, istituzione con cui siamo legati da una partnership».

È toccato poi a Daniela Savy, responsabile del progetto Obvia (Out of boundaries viral art dissemination) nel cui ambito si è inserita la collaborazione del Mann con Msc Crociere, illustrare come il museo ora punti alla diffusione della propria immagine presso il turismo crocieristico, dopo gli accordi già raggiunti in passato con altri partner della mobilità come Trenitalia, l’aeroporto e la Metropolitana.

Una scelta evidentemente oculata, in quanto confermata dai dati snocciolati dall’assessore al turismo di Napoli, Nino Daniele: «I dati in nostro possesso – ha dichiarato – ci dicono che il 70% dei viaggiatori che scelgono Napoli è diplomato o laureato: quindi la forza del territorio è il suo richiamo culturale. Inoltre mentre in Italia le presenze straniere sono aumentate del 6% e la spese del 13%, a Napoli questi valori hanno fatto registrare entrambi un +35%. E posso anticipare che a Natale Napoli avrà l’offerta culturale più interessante d’Italia».

Napoli non fu mai longobarda, ma le vicine Benevento, Capua e Salerno ebbero un ruolo di primo piano nella “Longobardia minor” (ovvero in Campania), che sopravvisse per circa tre secoli al regno Longobardo nell’Italia settentrionale. Ecco perché per Benevento era presente il sindaco, Clemente Mastella: «Dico sempre che i nostri antenati sono i Longobardi» esordisce il primo cittadino,che aggiunge: «Nel turismo non abbiamo i numeri di Napoli e sarebbe auspicabile un aumento dei flussi turistici verso Benevento, per avere una concreta idea della civiltà di epoca longobarda».

Nella ventata di novità, soprattutto in tema di sinergie turistico-culturali, portate dalla mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”, c’è la collaborazione tutta napoletana tra il Mann e quella parte di storia della città legata al suo santo patrono, ovvero il Museo del Tesoro di San Gennaro (diretto da Paolo Iorio) e le Catacombe di San Gennaro (rappresentate in conferenza da Vincenzo Porzio): queste due, infatti, saranno le principali mete in città legate alla mostra, con biglietti integrati per la prima e percorsi tematici dedicati per la seconda.

Tra l’altro non tutti sanno che proprio San Gennaro è l’elemento di congiunzione privilegiato tra una Napoli che non è mai stata Longobarda e il Sud Longobardo: il martire patrono di Napoli, supposto primo vescovo di Benevento era venerato infatti anche dal popolo “dalle lunghe barbe” e se in passato fu motivo di scontro, oggi rappresenta uno dei tanti elementi di comunanza fra Napoli e Benevento, e fra coloro che un tempo si definivano “Longobardi” (i Beneventani) e “Romani” (cioè i napoletani, mantenutisi fedeli a Bisanzio).

Tornando ai giorni nostri, e specificamente a quelli in cui il Mann ospiterà la mostra, Valeria Sanpaolo, Conservatore capo collezioni del Mann, ha spiegato che per “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” il Museo «recupera 110 metri quadrati di superficie espositiva. Un recupero provvisorio – ha detto – ma è un’azione significativa per un Museo che sta tornando tra i più grandi del meridione», e in cui ci sono anche «materiali poco conosciuti al grande pubblico».

Ha chiuso gli interventi il prof. Valerio Marazzi, curatore insieme a Gian Pietro Brogiolo, della mostra tanto attesa, il quale ha posto l’accento su quella che fu una vera e propria conquista del Sud d’Italia da parte dei Longobardi: in queste terre, ferma restando l’autonomia di Napoli, la permanenza del popolo dalle lunghe barbe andò ben oltre la conquista della Longobardia da parte di Carlo Magno nel 774, per circa due secoli. E se nell’alto Medioevo i Longobardi non riuscirono mai a conquistare Napoli, magari ci riusciranno tra dicembre 2017 e marzo 2018 con questa mostra che già si preannuncia come un evento da non perdere.

Marco Pirollo

Marco Pirollo

Giornalista, nel 2010 fonda e tuttora dirige Made in Pompei, rivista di cronaca locale e promozione territoriale.

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