La domus e l’ex panificio venuti alla luce nella Regio IX di Pompei

Grazie ai lavori di messa in sicurezza, effettuati nell’ambito del Grande Progetto Pompei, sono stati scoperti e riportati alla luce due edifici vicini ma distinti, prima completamente ricoperti dal terreno

POMPEI. Grazie ai lavori di messa in sicurezza della Regio IX, effettuati nell’ambito del Grande Progetto Pompei, sono stati scoperti e riportati alla luce in questa zona due edifici vicini ma distinti, che prima erano completamente ricoperti dal terreno e quindi non si sapeva a che scopo erano adibiti.

Solo sul finire del 2016, dopo i necessari interventi, si è capito che si trattava di una domus e di un edificio commerciale, che in epoche diverse era stato adibito prima a panificio (pistrinum) e successivamente a lavanderia (fullonica).

Entrambi sono serviti da un ingresso accessibile dal Vicolo di Tesmo (civici 21 a sud e 22 a nord), con uguale orientamento e analoga articolazione planimetrica, oltre che dimensionale.

L’edificio 21 (nella foto di copertina) si apriva su un atrio sul quale affacciavano, a sinistra, cucina e latrina, sugli altri lati cubicula e tablinum; sul fondo si apriva il giardino. Il pavimento in basoli e la meta di una macina in uno dei vani, attestano la trasformazione di questa casa in un panificio (pistrinum).

Contestualmente a questa trasformazione, a causa delle nuove esigenze, si intervenne in due modi: aprendo un più ampio ingresso lungo il lato est dell’insula e articolando diversamente gli ambienti.

A una seconda fase appartiene l’ulteriore trasformazione del pistrinum in un’officina di fulloni, lavoratori che si occupavano di lavare e smacchiare le vesti (fullonica). Sempre in questo stesso periodo s’innalzano le quote pavimentali, mentre un battuto in lavapesta copre il piano pavimentale a basoli del pistrinum.

In questo periodo si realizza anche un vano con vasca e annesso lavatoio, mentre, all’ingresso dell’edificio, si colloca un contenitore per la raccolta delle urine, il quale mostra il reimpiego, come base d’appoggio, di un catillus delle macine e, infine, la disposizione accanto alla soglia di un orinatoio.

Domus al civico 22

L’edificio al civico 22, invece, è una domus articolata in atrio e peristilio. Il terremoto del 62 d.C. costituisce un momento di profondo cambiamento: s’interviene modificando l’apparato decorativo. Gli affreschi di IV stile degli ambienti del civico 22 risalgono probabilmente a questo momento, mentre i pavimenti in signinum attestano l’impianto più antico.

A ridosso dell’eruzione del 79 d.C. avviene l’ultima trasformazione dei due edifici: i muri di entrambe le strutture, nel frattempo abbandonate forse a causa di ulteriori danneggiamenti legati a nuovi eventi sismici, vengono rasati.

Inoltre si chiude l’ingresso al civico 21 mediante l’impiego di blocchi in calcare, si ostruisce il passaggio tra alcuni vani e l’intera area è adibita a deposito di scarti di costruzione, così come la ritroverà Giuseppe Fiorelli circa otto secoli dopo.

Marco Pirollo

Marco Pirollo

Giornalista, nel 2010 fonda e tuttora dirige Made in Pompei, rivista di cronaca locale e promozione territoriale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *