Scoperta a Porta Stabia la tomba di un influente personaggio pompeiano

Si tratta del sepolcro del duoviro Alleius Nigidius Maius, il più noto organizzatore di giochi gladiatori della città

POMPEI. Pompei continua a stupire. È stata scoperta a Porta Stabia, uno degli antichi accessi alla città, una tomba monumentale in marmo con la più lunga epigrafe funeraria finora ritrovata.

Quasi certamente si tratta del sepolcro del duoviro Alleius Nigidius Maius, uno dei personaggi più in vista della Pompei dell’età neroniana-flavia, probabilmente il più noto tra gli impresari di spettacoli gladiatori della città.

La scoperta è avvenuta all’inizio di quest’anno, durante le attività di scavo connesse ai lavori di ristrutturazione degli edifici pubblici dell’area di San Paolino (previsti dal Grande Progetto Pompei), che si trova nei pressi di Porta Stabia.

Soltanto a fine luglio, però, quando cioè si sono concluse le preliminari attività di studio del monumento, è arrivato l’annuncio ufficiale del Parco archeologico di Pompei: la cautela era d’obbligo, d’altra parte, perché la scoperta “rischia” effettivamente di riscrivere un intero pezzo dell’antica città vesuviana.

L’aspetto più importante del monumento ritrovato è dato dall’epigrafe marmorea. Si tratta di un’iscrizione sepolcrale nella forma delle res gestae (ovvero con la descrizione delle imprese realizzate in vita), lunga più di 4 metri con una narrazione su ben 7 righe. Pur non recando il nome del defunto, ne riporta in maniera dettagliata le tappe fondamentali della vita.

«Le iscrizioni sepolcrali, notoriamente – spiega il direttore di Pompei, Massimo Osanna – contengono il nome del defunto, possono o meno indicare l’età, la condizione sociale, la carriera o altre notizie biografiche. Per i magistrati la citazione delle attività svolte si riassume nel cursus honorum (la carriera pubblica); altri riferimenti sono piuttosto rari. Nel nostro caso, invece, viene fatto l’elogio del defunto, cosa che a Pompei non ha confronti».

E ancora: «Sono ricordate azioni ed attività realizzate in occasione di momenti importanti della vita del defunto: l’assunzione della toga virile e le nozze. Eventi celebrati con atti di munificenza: banchetto pubblico, elargizioni di danaro in argento; di monete ai magistrati delle associazioni e, soprattutto,grandiosi giochi con combattimenti tra gladiatori e con bestie feroci. Pratica diffusa tra i possidenti per acquisire prestigio e promuovere la propria carriera politica. Non è un caso che, come l’iscrizione riporta, il defunto abbia poi rivestito la carica di duoviro».

E non è tutto. «Grazie alla citazione di eventi topici della vita del defunto – continua Osanna – apprendiamo dati importantissimi sulla storia pompeiana anche in riferimento al famoso episodio narrato da Tacito, avvenuto a Pompei nel 59 d.C., quando durante uno spettacolo gladiatorio scoppiò nell’Anfiteatro una rissa che degenerò in uno scontro armato».

«L’evento – prosegue – richiamò l’attenzione dell’imperatore Nerone che da Roma incaricò il Senato di indagare sul fatto. A seguito delle indagini dei consoli, come riporta Tacito,ai pompeiani fu vietato di organizzare altre manifestazioni gladiatorie per 10 anni; le associazioni illegali furono sciolte;l’organizzatore dei giochi, l’ex senatore di Roma Livineio Regulo e quanti avevano istigato il fatto furono esiliati».

«Fin qui – aggiunge ancora – il passo di Tacito che però non è esplicito sulla sorte dei duoviri, asserendo solo, in maniera generica, che tutti quelli coinvolti furono banditi. Nella nostra iscrizione, che completa le informazioni di Tacito, si fa  riferimento per la prima volta all’esilio che avrebbe colpito addirittura i due sommi magistrati in carica, ossia i duoviri della città».

«L’iscrizione fornisce, dunque – spiega ancora il direttore del Parco Archeologico di Pompei – dati inediti su un momento importante della storia politica e istituzionale di Pompei, restituendo lo scenario di un torbido intrigo solo adombrato da Tacito».

Altro dato straordinario è che la scoperta permette di ricontestualizzare un importante reperto finito al Museo archeologico di Napoli (Mann) nella metà del XIX secolo: un celebre rilievo con scene gladiatorie e di caccia con animali.

«Se si valuta il ruolo che gli spettacoli gladatori e le venationes hanno nell’elogio – spiega Osanna – è più che verosimile ipotizzare chela parte superiore della tomba, danneggiata nell’Ottocento dalla costruzione dell’edificio di San Paolino, fosse completata con quel rilievo oggi conservato al Mann».

«Il rilievo – prosegue – ha infatti dimensioni compatibili con il monumento, lungo com’è circa 4 metri, e risponderebbe bene, nel tema, al ruolo del defunto: uno straordinario organizzatore di giochi. Del resto il rilievo, scoperto dal soprintendente Avellino negli anni ’40 del XIX secolo, fu rinvenuto fuori posto (evidentemente per i danni subiti dal monumento per la costruzione di San Paolino) proprio nell’area di Porta Stabia».

Veniamo ora alla questione più attesa. Chi è il defunto? «L’iscrizione purtroppo – spiega il direttore di Pompei – è priva dell’elemento fondamentale, che ipotizziamo fosse collocato nella parte sommitale della tomba, non più conservata. Data la tipologia del sepolcro, un quadrilatero dai lati concavi sormontato da un dado, infatti, poteva ben trovarsi su un blocco a parte, a caratteri più grandi».

«Un indizio – dice, però, il direttore di Pompei – potrebbe essere fornito dall’ubicazione della tomba in prossimità di quella già scoperta di M. Alleius Minius, una tomba a schola più antica, ubicata sullo stesso lato della nostra. Alla famiglia degli Alleii appartiene Cn. Alleius Nigidius Maius, uno dei personaggi più in vista dell’età neroniana-flavia».

«Nigidius – rivela poi Osanna – è un esponente di quella nuova classe dirigente che si afferma in quell’epoca e che risulta acclamato più volte a Pompei proprio come prodigo dispensatore di giochi, anzi si può dire sia stato il più noto tra gli impresari di spettacoli gladiatori della città».

«Il personaggio, un liberto, è l’esponente principale della classe dirigente degli ultimi decenni di vita della città, affermatosi grazie all’adozione da parte della importante famiglia degli Alleii. A lui – continua – apparteneva l’Insula Arriana Polliana (insula della casa di Pansa) di cui mette in affitto “tabernae cum pergulis suis et cenacula equestria et domus”, come riporta un’altra epigrafe a lui riferita».

«Se l’identificazione col personaggio è corretta – conclude il direttore del Parco – abbiamo per la prima volta un titolo monumentale poiché la sua carriera era finora nota solo attraverso le iscrizioni dipinte sui muri».

Al momento la tomba non è visitabile dal pubblico, ma la direzione del Parco archeologico sta pensando ad un sistema per la sua musealizzazione in zona Porta Stabia, insieme ad altri mausolei presenti nell’area.

Marco Pirollo

Marco Pirollo

Giornalista, nel 2010 fonda e tuttora dirige Made in Pompei, rivista di cronaca locale e promozione territoriale.

Un pensiero riguardo “Scoperta a Porta Stabia la tomba di un influente personaggio pompeiano

  • 30 Maggio 2018 in 09:15
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