Dall’uva di Pompei il vino “Villa dei Misteri”: la 16esima vendemmia accompagnata dal pane

POMPEI. È avvenuta a ottobre la 16esima vendemmia fra i vitigni coltivati nell’antica Pompei, grazie agli studi del Laboratorio di Ricerche Applicate della Soprintendenza, che da sempre analizza le relazioni tra botanica e archeologia.

La coltivazione dell’uva avviene in un’area limitata degli scavi, nei vigneti del Foro Boario, del Triclinio estivo, della Domus della Nave Europa, della Caupona del Gladiatore, per un’estensione di più di un ettaro ripartito su 15 appezzamenti di diversa estensione e per una resa potenziale di circa 30 quintali d’uva.

Il progetto (nato in via sperimentale nel 1994) è condotto in convenzione con l’azienda vitivinicola Mastroberardino, alla quale si è aggiunto, da due anni, l’Istituto Superiore di agraria “Vesevus-Cesaro” di Boscoreale, nel quale sono impegnati giovani studenti.

Il vino viene prodotto con uve “Piedirosso” e “Sciascinoso”, secondo le tecniche di viticoltura di 2000 anni fa; si chiama “Villa dei Misteri” ed è destinato a una distribuzione di nicchia ai più grandi ristoranti del mondo: una bottiglia costa mediamente oltre 100 euro.

È un vino dalle caratteristiche uniche e rappresenta uno dei modi per raccontare e far conoscere Pompei nel mondo. Il vino, poi, si sa, va a braccetto con il pane. In occasione della vendemmia 2015 nella città antica lo chef stellato Paolo Gramaglia, insieme alla sommelier (e consorte) Laila Buondonno, ha presentato due tipi di pane, realizzati secondo le ricette e le procedure di duemila anni fa.

Si tratta del pane artalaganus, che è considerato il pane delle feste ed era impastato con vino, canditi, erbe aromatiche, uva passa, miele; il pane adipatus, che veniva fatto con il grasso del maiale, anch’esso in occasione dei giorni di festa, ed è molto simile all’odierno “casatiello”.

Numerose sono le documentazioni che testimoniano la produzione e la vendita di pani nell’antica Pompei: dai 34 panifici alle iscrizioni parietali. Diverse erano anche le qualità di farina, da quelle bianche a quelle più raffinate, costose e pregiate, che arrivavano a Pompei via mare dall’Oriente ed erano destinate alla produzione di pane per le famiglie patrizie; mentre le farine “di scarto” erano quelle usate dai plebei.

Redazione Made in Pompei

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Made in Pompei è una rivista mensile di promozione territoriale e di informazione culturale fondata nel 2010.

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