Pompei, scoperta una tomba di epoca Sannitica presso la necropoli di Porta Ercolano

POMPEI. È stata scoperta a Pompei una tomba di età sannitica, ovvero risalente al periodo precedente l’ingresso della città nella sfera d’influenza di Roma. All’interno sono stati rinvenuti i resti ossei di una donna, accompagnati da un vasto corredo funerario.

Il ritrovamento è avvenuto nella Necropoli di Porta Ercolano, dove sono in corso ricerche su tutt’altro argomento e cioè “L’artigianato e l’economia a Pompei”, da parte del Centre Jean Bérard di Napoli, che sta studiando le antiche botteghe di produzione di vasi presenti in zona.

Le indagini sul terreno hanno permesso di portare alla luce una sepoltura a inumazione a cassa di età sannitica. Si tratta di un’importante testimonianza delle pratiche funerarie della Pompei preromana, illustrata da un ricco corredo composto da più di una decina di vasi decorati che si datano alla metà del IV secolo a. C.

Il rinvenimento contribuisce a far luce sulla società pompeiana in un momento cruciale della storia della Campania antica, che vede strutturarsi in maniera nuova le comunità italiche.

Il tipo di sepoltura, ben nota in altri centri della stessa cultura come Paestum, finora era stata documentata a Pompei solo da vecchie notizie ottocentesche. Lo scavo attuale, finalmente, permette di approfondire la ricerca sulla comunità sannitica.

Le prime indagini antropologiche sui resti hanno permesso di documentare che si tratta di una donna adulta di mezza età (35/40 anni). La sepoltura sì è, tra l’altro, miracolosamente salvata dal bombardamento del 1943: a pochi metri era, infatti, esplosa una bomba che aveva fatto deflagrare le lastre della tomba.

Le indagini di scavo attuali, condotte da Laëtitia Cavassa (Cnrs, Centre Camille Jullian di Aix-en-Provence e Centre Jean Bérard di Napoli, Usr 3133) con Bastien Lemaire (Università di Montpellier, Archéologie des Sociétés Méditerranéennes – Équipe, Tesam), sono possibili grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero degli Affari Esteri francese tramite il Centre Jean Bérard di Napoli e a un contributo di mecenati francesi (Cmd2, Artfusion, Art et luxe e altri privati).

Un supporto alle indagini di scavo è stato fornito dalle prospezioni geofisiche (radar e magnetiche) realizzate dall’Università di Salerno, sotto la direzione scientifica di Alfonso Santoriello, nell’ambito del progetto “Pompei 3D” (diretto da H. Dessales, Ens).

«Pompei – ha commentato il soprintendente Massimo Osanna – continua ad essere una fonte inesauribile di scoperte scientifiche e la stretta cooperazione internazionale della Soprintendenza con le missioni straniere di scavo ci inorgoglisce particolarmente».

Osanna ha poi aggiunto: «Le attività di ricerca che si stanno concentrando nelle necropoli di Pompei – già Porta Nola dove lo scorso mese si è concluso un progetto di indagine e ricerca che ha portato alla luce la sepoltura di un infante, urne cinerarie e vari elementi di corredo funerari – continuano a riservare grandi sorprese».

«Questo – prosegue il soprintendente – testimonia che Pompei è una città tuttora viva, non solo da salvaguardare, ma che continua a produrre elementi di studio e a perpetrate in qualche modo la sua anima. In quest’ultimo caso, presso la necropoli di Porta Ercolano, si tratta di ritrovamenti particolarmente interessanti, perché ci consentono di indagare un periodo storico finora poco studiato nell’area pompeiana, proprio per gli scarsi rinvenimenti».

Del resto, non è la prima volta che la necropoli di Porta Ercolano a Pompei riserva sorprese dall’alto valore scientifico. Il Centre Jean Bérard di Napoli, infatti, in collaborazione con la Soprintendenza, da oltre dieci anni ha in corso a Pompei un programma di ricerche su “Artigianato ed Economia a Pompei”.

Quattro anni fa, presso la necropoli di Porta Ercolano, una équipe di scavo ha intrapreso lo studio di un atelier di vasai articolato su tre botteghe, consentendo una visione quasi completa di un complesso in attività al momento dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Sono state indagate tre fornaci, un ambiente in cui i vasi venivano torniti, in cui sono state rinvenute le impronte dei torni e vasi crudi in fase di essiccazione.

Una prova diretta che la bottega era in piena attività al momento dell’eruzione e dal punto di vista della ricerca archeologica, un passo in più, con l’identificazione di una produzione precisa. Lo scavo del 2015, in corso, è stato esteso al di là dell’ultima bottega con l’obiettivo di capire come si sviluppavano le strutture in questo settore. Fonte foto: Soprintendenza di Pompei.

 

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Redazione Made in Pompei

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Made in Pompei è una rivista mensile di promozione territoriale e di informazione culturale fondata nel 2010.

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