Studiare la morte per capire la vita a Pompei: il nuovo scavo nella necropoli di Porta Nola
POMPEI. Capire la vita a Pompei studiando la morte. È seguendo questo approccio che un team anglo-iberico di archeologi impegnato nello studio della Necropoli (l’antico “cimitero”) di Porta Nola ha fatto nuove importanti scoperte su aspetti della vita nella Pompei di duemila anni fa.
Il progetto si pone come obiettivo lo studio della popolazione di Pompei e, in maniera più ampia, l’andamento del popolamento in epoca Romana, utilizzando i dati desunti dall’indagine della necropoli.
L’obiettivo è quello di capire le differenze che esistevano all’epoca tra i ceti sociali attraverso lo studio dei diversi tipi di sepolture, di cui Porta Nola offre un esempio emblematico.
Partendo dall’analisi dei costumi funerari il progetto intende stabilire le caratteristiche sia fisiche che sociali degli abitanti di Pompei, fino a conoscerne le abitudini alimentari e lo stile di vita.
Ecco i primi risultati della campagna di scavo partita lo scorso 27 luglio 2015. La tomba di M. Obellius Firmus, edile e duoviro in età neroniana, fu scoperta e parzialmente indagata negli anni ’70 del secolo scorso.
L’iscrizione della tomba ricorda il sontuoso funerale offerto a Obellius Firmus; all’epoca si ritenne che nel sepolcro vi fosse un’unica sepoltura, marcata da una columella marmorea, al di sotto della quale fu scavata l’urna cineraria in vetro.
Le nuove ricerche del 2015, invece, hanno rivelato anche una seconda deposizione all’interno della tomba. È stata rinvenuta, infatti, un’urna cineraria in ceramica, che aveva come corredo una moneta di Nerone: quest’ultima, databile tra il 66 e il 69 d.C. è un indicatore che ha permesso di collocare cronologicamente la struttura.
Sono stati recuperati anche più di 200 frammenti di osso pertinenti al letto funerario, di cui alcuni coperti da tracce di una lamina d’oro. Inoltre, nell’area all’esterno di Porta Nola è stata ripulita la strada basolata ed è stato rimesso completamente in luce un monumento funerario di età augustea, definito tomba “a schola”.
Strutture analoghe sono frequentemente attestate a Pompei e prendono tale nome dalla presenza di un sedile che richiama quelli utilizzati nelle scholae.
La terza area di scavo, infine, ha interessato una fascia di terreno immediatamente a ridosso delle mura di cinta, dove scavi ottocenteschi avevano già individuato 36 urne cinerarie. Tradizionalmente, tali tombe vengono interpretate come sepolture “di poveri”.
Gli scavi del 2015 hanno permesso di delineare un quadro diverso circa quest’area funeraria, grazie al dissotterramento di due urne cinerarie e il rinvenimento della sepoltura, con copertura di anfore, di un infante di età compresa fra i 3 e i 6 mesi.
Le urne, oltre alle ossa combuste del defunto, contenevano una moneta ed erano accompagnate da unguentari in ceramica che sembrano far risalire queste tombe alla tarda età repubblicana o alla prima età imperiale.
Parte integrante del progetto è stato lo studio dei calchi delle vittime rinvenute negli anni ‘70 in prossimità della tomba di Obellius Firmus. Lo studio analitico dei calchi, infatti, ha consentito di determinare età, sesso, patologie e attività degli individui.
Anche i dati antropologici, unitamente alla fotogrammetria, alle analisi radiologiche e alla rappresentazione 3D consentiranno di ricostruire le posizioni originali al momento della morte, includendo anche la ricostruzione facciale di alcuni dei soggetti.
Il progetto sulla necropoli Porta Nola è stato diretto da: Stephen Kay (The British School at Rome), prof. Llorenç Alapont Martin (Ilustre Colegio Oficial de Doctores y Licenciados en Letras y Ciencias de Valencia y Castellòn, Departamento de Arqueologia), prof.ssa Rosa Albiach (Museo de Prehistoria e Historia de La Diputación De Valencia), Annalisa Capurso, funzionario responsabile per la Soprintendenza di Pompei.