Pompei, concluso il restauro strutturale della Fullonica di Stephanus
POMPEI. Tra gennaio e luglio 2014 sono stati condotti, all’interno della Fullonica di Stephanus, lavori di consolidamento delle strutture architettoniche. Sono stati eseguiti interventi di manutenzione e ripristino delle coperture, reintegrazioni murarie, attività di scavo e ripulitura per riportare alla luce i piani originari.
A seguito degli scavi, è stato possibile individuare il percorso di approvvigionamento e di deflusso delle acque, funzionale fin dall’origine alle lavorazioni che si svolgevano all’interno della Fullonica.
Durante le attività di cantiere si è quindi deciso di utilizzare il percorso dell’antica canalizzazione di deflusso, per alloggiarvi un impianto di smaltimento delle acque meteoriche provenienti dal giardino, senza dover realizzare nuovi scavi.
Per visitare l’edificio bisognerà pazientare ancora un po’: la Fullonica di Stephanus resta chiusa al pubblico per esigenze di conservazione, in attesa degli imminenti lavori di restauro degli apparati decorativi, finanziati nell’ambito del Grande Progetto Pompei. Una volta ultimati gli interventi sugli intonaci parietali e sui pavimenti, oggi lacunosi e degradati, si potrà tornare a visitare l’edificio integralmente restaurato.
Attività importante a Pompei era quella dei fullones (da cui “fullonica”), i lavandai: 13 officine lavoravano la lana grezza, in 7 si provvedeva alla filatura e tessitura, in 9 alla tintura, in 18 al lavaggio”.
Rappresentativa è la “fullonica di Stephanus” (menzionato in una scritta elettorale della facciata: proprietario o gestore?), ricavata ristrutturando una casa preesistente e destinando il piano terra all’attività lavorativa, quello superiore all’abitazione e all’asciugatura dei panni; in fondo all’edificio una serie di vasche serviva al lavaggio: i fullones pestavano i panni in una miscela di acqua e soda (non si conosceva il sapone) od orina, sostanze sgrassanti perché ricche di ammoniaca.